HATE ETERNAL – Conquering The Throne
Eric Rutan è un personaggio che dubito abbia bisogno di presentazione: un signore che nel corso degli anni ci ha fatto godere tanto con i Ripping Corpse quanto di spalla a Mr. Trey Azagthoth nei Morbid Angel (non a caso ritengo che "Domination" e "Gateways To Annihilation" abbiano poco da invidiare ai primi tre capitoli stupendi e storicamente fondamentali della band). Sul finire degli anni Novanta ha poi fondato la propria creatura: gli Hate Eternal.
La formazione giunse al debutto nel 1999 con il superbo "Conquering The Throne", album alla cui realizzazione lavorarono Eric nel ruolo di chitarrista, cantante e produttore, Doug Cerrito (ex di Suffocation e Day Of Doom) alla chitarra, il compianto Jared Anderson (ex Internecine) al basso e alla voce e Tim Yeung dietro le pelli (ex Morbid Angel, Decrepit Birth, Pestilence e Divine Heresy).
L'opera ha del terrificante: un fiume lavico di ira costantemente in piena, che attinge in primis dalla natura più malvagia dell'Angelo Morboso e la estremizza, aumentandone a dismisura il tasso di brutalità. Un'infiammata marcia blasfema priva di pause, un assalto in piena regola che nei suoi trentatré minuti e poco più fa scorrere linfa vitale e odio che avrebbero alimentato il Death Metal del nuovo millennio, disseminando morte e distruzione. La speranza è stritolata e i riff granitici e di impatto soffocano qualsiasi tentativo di ribellione, accompagnati da una batteria da infarto e una voce demoniaca (Rutan è davvero un gran cantante).
L'ascolto di episodi come "Dogma Condemned", "Nailed To Obscurity", "The Creed Of Chaotic Divinity", "Dethroned", "Spiritual Holocaust" e "Satured In Dejection" è a dir poco devastante; sono i miei preferiti. Ritengo sia impensabile rimanere impassibili di fronte al carisma, alle melodie malsane, alla solistica ammorbante per bellezza e alla capacità tecnica elevata messa pienamente al servizio del pezzo. Tutto ciò rende l'abile lavoro compositivo di Rutan e di Cerrito solido ed efferato.
Se alle qualità sopra elencate aggiungete una produzione fra le migliori realizzate dallo stesso Rutan (che poi successivamente riuscì a toppare più sulle proprie uscite che su quelle degli altri, rovinando praticamente il quarto disco del gruppo "Fury & Flames", mentre fu ottimo con "Kill" dei Cannibal Corpse), capirete che "Conquering The Throne" è un fottutissimo capolavoro. Uno di quei dischi assolutamente immancabili in collezione e il capitolo più esaltante sin qui consegnatoci, a mio parere superiore — seppur di poco — al picco del gruppo riconosciuto dai più, vale a dire "King Of All Kings" (2002).