HEALTHYLIVING – Songs Of Abundance, Psalms Of Grief
Il progetto healthyliving prende il via pochi anni fa, dalla collaborazione tra Scott McLean, bassista degli acclamatissimi Ashenspire, e la cantante Amaya López-Carromero, con il contributo di Stefan Pötzsch dietro le pelli. Il debutto discografico della band è Songs Of Abundance, Psalms Of Grief, uscito per La Rubia Producciones e composto da nove tracce, che la band ha già avuto modo di presentare dal vivo su un palco importantissimo, quello del Roadburn 2023.
Una palco importante che si dimostra più che meritato, vista l’interessante sinergia musicale che si nasconde dietro il disco e che rende i brani al suo interno difficilmente dimenticabili. Le tracce mostrano delle affinità con alcune realtà doom-rock contemporanee (basti pensare ai nostri cari Messa), con le voci eteree e i ritmi cadenzati e solenni. Già il pezzo di apertura “Until” si muove in questa direzione, con un’andatura ridondante e colma di pathos. Uno stile che però nella successiva “Dream Hive” muta alcuni suoi aspetti, spostandosi su chitarre più strozzate e incisive, ricolme di riverberi molto vicini al canone shoegaze. Un’influenza che va a braccetto con sezioni più cadenzate e dalle ritmiche impattanti, come nella seconda metà del brano, non nascondendo una fascinazione per le dissonanze che fa capolino in brevi stralci di canzone, donando profondità e dinamicità all’ascolto.
A questi primi due brani fa seguito la ben più lunga “Galleries”, in cui il doom e le sinistre melodie gotiche prendono il sopravvento, in una lunga carrellata di note gelide e mortifere che culminano in un climax epico e decadente, nel quale la voce di Amaya López-Carromero raggiunge uno dei picchi più alti di Songs Of Abundance, Psalms Of Grief. Giusto il tempo di superare la seguente “To The Fields”, con la sua forte impronta post-rock, che si arriva a un altro cambio di passo notevole con “To The Gallows”, in cui la batteria accelera esponenzialmente e le dissonanze della chitarra si fanno più esuberanti. Anche la voce assume connotati spettrali e graffianti, dipingendo scenari più intricati e ambigui, in cui alla pace e all’idillio agreste che sembrano figurarsi nei primi brani si sostituiscono visioni tombali e vortici distruttivi. Tale picco compositivo rappresenta uno dei punti più interessanti dell’opera ed esalta le sonorità già presenti nei brani che lo circondano, gettando una luce diversa sulle atmosfere evocate.
L’unica, e piccola, pecca rimane l’unicità di questo apice all’interno del panorama compositivo dell’album, il quale in alcuni frangenti, specialmente verso la fine, mostra il fianco a una certa ripetitività. Una microscopica pecca che non occulta minimamente la qualità che si cela dietro ogni singolo pezzo, caratterizzato da una cura certosina delle sonorità e da un cantato che, già di per sé, risulta assuefacente.
Songs Of Abundance, Psalms Of Grief rappresenta una perfetta opera prima di un trio composto da musicisti provenienti da realtà differenti tra loro, ma che sembrano aver trovato subito più punti di contatto.