Gli Heaume Mortal ci fanno a brandelli ma con stile

HEAUME MORTAL – Solstices

Gruppo: Heaume Mortal
Titolo: Solstices
Anno: 2019
Provenienza: Francia
Etichetta: Les Acteurs De L’Ombre Productions
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TRACKLIST

  1. Yesteryears
  2. South Of No North
  3. Oldborn
  4. Erblicket Die Töchter Des Firmaments [cover Burzum]
  5. Tongueless (Part III)
  6. Mestreguiral
DURATA: 58:08

Il parziale del dipinto Tomiri e Ciro del simbolista Gustave Moreau che campeggia sulla copertina dovrebbe fornirci un primo indizio, per quanto poco immediato, sulla musica contenuta in Solstices, opera prima del trio francese Heaume Mortal. Aprendo il digipak, troviamo i veri e propri soggetti del quadro: Tomiri, regina del popolo iranico dei Massageti, osserva la testa mozzata di Ciro il Grande, il superbo imperatore persiano reo di aver perseguitato la sua gente e di aver spinto al suicidio il figlio Spargapise. Per placare il suo desiderio di vendetta, la donna, secondo gli storici classici, dopo aver catturato Ciro, ne immerse la testa in un otre pieno di sangue, prima di decapitarlo.

È questo l’effetto che suscita, fin dai primi riff di “Yesteryear”, l’ascolto di Solstices. Mentre le chitarre di Guillaume Morlat ci tengono saldamente per la collottola così da non farci riemergere, lo scream lancinante e maligno di Julien Henri ci tira verso il fondo; un annegamento forzato il cui ritmo viene scandito dalla batteria implacabile di Jordan Bonnet, di chiara estrazione sludge. Il repertorio musicale dei Nostri, infatti, risente della militanza tanto di Morlat negli Eibon quanto di Henri nei Cowards, due compagini che hanno lo sludge e il doom nel DNA; da questo retroterra prende corpo il black metal degli Heaume Mortal: lento, cadenzato, massiccio come un muro di cemento. Con tali presupposti il rischio di risultare ripetitivi e poco originali è dietro l’angolo, ma viene agilmente mitigato da una scrittura fresca e intelligente in grado di gestire tanto minutaggi cospicui (tre brani su sei si muovono su una media di dodici minuti e mezzo) quanto risicatissimi (come nel caso della breve ma devastante “South Of No North”, fra gli apici dell’album).

È quando sentiamo di essere ormai affogati che gli Heaume Mortal ci fanno tirare il fiato, con la classe tipica dei torturatori professionisti: la batteria alleggerisce la zavorra e la chitarra allenta la presa. Un metodo che funziona soprattutto quando il trio si cimenta nella cover di “Erblicket Die Töchter Des Firmaments”: l’esile brano di Burzum viene trasformato in una schiaffeggiata ossessiva fino a creare un collegamento naturale con la successiva “Tongueless (Part III)”, che ci si abbatte addosso per ricordarci che «lost are the answers / so are the questions». “Mestreguiral”, coi suoi quasi dieci minuti di tastiera e di pioggia costante, ci riporta alla mente la stessa efficace semplicità dell’ambient figlia del black metal, quasi un’eco dell’Ildjarn di Landscapes.

Solstices convince in tutto e per tutto, attestandosi fra le più belle sorprese di questa prima metà dell’anno e lasciando ben sperare circa il futuro di questa formazione, capace di far dialogare il passato arcaico di un genere già attraversato da mille trasformazioni con l’approccio modernista, ma non meno distruttivo, dello sludge-doom contemporaneo.