HEDON – Summon The Demons
Gruppo: | Hedon |
Titolo: | Summon The Demons |
Anno: | 2014 |
Provenienza: | Svezia |
Etichetta: | Autoprodotto |
Contatti: | |
TRACKLIST
|
|
DURATA: | 40:38 |
Al giorno d'oggi scrivere di death-black metal svedese è sempre più complicato. Negli ultimi anni siamo stati praticamente inondati da formazioni che — per un verso o l'altro — attingevano in maniera palese da quel panorama, rifilandoci il più delle volte prestazioni non proprio esaltanti. Gli Hedon, quintetto proveniente proprio dalla Svezia, spuntano praticamente dal nulla, debuttando con un "Summon The Demons" che inequivocabilmente si va a inserire in questo filone di seguaci delle sonorità in bilico fra death e black.
Della band non ci è concesso sapere quasi niente e il profilo Facebook non fornisce informazioni particolari; si limita a renderne nota la composizione che — a meno di fraintendimenti, dato l'uso di pseudonimi da parte dei cinque — dovrebbe essere questa: Thanatos (Patrik Johansson) alla voce, Odhinn (D. Bugno) alla batteria, Mathias Svanborg e Kenneth Nihlblad (Astaroth e Aesher) alle chitarre e Hubert Bonder (Nidhugg) al basso.
L'album è una ben più che discreta mazzata in stile anni Novanta: dopo vari ascolti i rimandi a più e più realtà diventano ben distinguibili, includendo sia il versante sonoro di Göteborg dei primissimi Dark Tranquillity che quello di Stoccolma di Desultory e Dissection, ai quali si va ad aggiungere quello originario di Luleå dei Gates Of Ishtar, infoltendo così per bene il disco. Per quanto si possa definire particolarmente derivativo, possiede una prestazione concepita ed eseguita con un buonissimo equilibrio nell'esposizione sia della componente muscolare che di quella melodica e armoniosa. Ve ne renderete conto con quello che ritengo sia il miglior brano del lotto, "Sound Of Suffering", scandito da un'altalena di accelerazioni e decelerazioni e che inaspettatamente apre le porte all'ingresso della chitarra acustica ad addolcirne e renderne ancor più struggente il vissuto.
"Summon The Demons" racchiude in sé una prova abbastanza varia, regalandoci brani più orientati in zona death come "Tides Of Blood", altri in cui le reminiscenze black sono più evidenti tipo "Until You Die" e una doppietta posta in chiusura, che vede succedersi prima "Halo Of Blackness" e poi "Agony", notevolmente incentrata sullo sviluppo del lato atmosferico.
L'interpretazione vocale di Johansson è decisamente buona, il cantante è un piacevole intrattenitore sia nelle occasioni nelle quali sfoggia il growl cavernoso sia quando utilizza uno scream tagliente o ne combina la comparsa. Sono inoltre alquanto apprezzabili le incursioni di chitarra solista disseminate in scaletta: prendete a esempio quelle che fanno breccia in "I Spit On Your Grave" e "What Dwells In Darkness"; è altrettanto apprezzabile anche la produzione conferita al disco, che non fa registrare la presenza di chissà quali palesi sbavature.
Gli Hedon al momento fanno parte dell'immensa schiera di musicisti che si autoproducono e a parere del sottoscritto con quest'album hanno confezionato un biglietto da visita ideale per accaparrarsi le simpatie degli appassionati e degli addetti del settore. Se il loro nome iniziasse a girare con maggior insistenza, non troverei strano vederli presto inseriti all'interno del roster di una discreta etichetta. Del resto reputo che questi Svedesi siano in grado di ritagliarsi un piccolo spazio nell'iper-congestionato mondo musicale odierno, basterebbe quindi prenderli in considerazione in qualità di scommessa che varrebbe la pena accettare.