Heilung - Drif | Aristocrazia Webzine

HEILUNG – Drif

Gruppo: Heilung
Titolo: Drif
Anno: 2022
Provenienza: Danimarca / Germania
Etichetta: Season Of Mist
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TRACKLIST

  1. Asja
  2. Anoana
  3. Tenet
  4. Urbani
  5. Keltentrauer
  6. Nesso
  7. Buslas Bann
  8. Nikkal
  9. Marduk
DURATA: 59:11

Creatura decisamente peculiare, gli Heilung. Il termine creatura non è scelto a caso: chi ha una minima idea di chi si tratti, non è una novità che il trio a cavallo Germania e Danimarca trascenda il concetto di band ponendosi su un piano più elevato e universale, che accomuna culture ed esperienze dei popoli del nord Europa, tanto che il loro slogan — per così dire — è amplified history. Sulla scia dei più famosi Wardruna, ma ancora più tribali, sciamanici e per certi versi impenetrabili, i Nostri giungono con Drif al terzo album, dopo due dischi e un live registrato al primo concerto in assoluto.

Come per i lavori precedenti, Drif è quanto più possibile fedele alla Storia, ma amplia il proprio spettro di influenze uscendo dalla sfera nordeuropea per abbracciare un insieme di popoli più globale. Una sorta di impalcatura antropologica che riflette interconnessioni notevoli per l’epoca preistorica (parliamo di età del Bronzo e del Ferro, oltre all’era vichinga), grazie alle quali manufatti e oggetti sono stati rinvenuti a decine di migliaia di chilometri dal proprio luogo d’origine, ai capi estremi del continente eurasiatico. Un titolo, “raduno”, che dimostra la necessità di scoprirci tutti uguali e fratelli, e che più che mai si traduce in un’opera musicale che spinge alla comunione, con le note e con la Natura stessa.

Proprio in virtù di ciò, gli Heilung sembrano attenuare un po’ i toni in favore di qualcosa di più interlocutorio, non per forza in termini qualitativi del disco. Sono perlopiù assenti i toni battaglieri e feroci di Ofnir, le voci di Kai Uwe Faust e Maria Franz si alternano e si amalgamano in una serie di brani ciascuno con una propria storia, con un’attenzione all’aspetto più ritualistico e ossessivo, sempre grazie alla produzione e supervisione stellare di Christopher Juul.

Tramite l’uso di strumenti realizzati in maniera sempre storicamente accurata, puntellati all’occorrenza da parsimoniosi tocchi elettronici, Drif è un viaggio attraverso incantesimi del periodo delle grandi migrazioni, riletture del Medioevo in chiave più luminosa (“Anoana”), iscrizioni enigmatiche come il Quadrato del Sator — ritrovato per la prima volta a Ercolano e successivamente in altri luoghi europei — nella palindromica “Tenet”, episodi in cui vengono riproposti veri e propri poemi e altri in cui le declamazioni di Faust si stagliano su uno sottofondo di battaglie, spade che collidono e urla straziate (“Keltentrauer”).

Faust e soci hanno insomma confezionato un disco forse più riflessivo rispetto ai precedenti (ciascuno tragga le proprie conclusioni), con una qualità come sempre elevata e che aumenta l’attesa per la loro prima calata italica il prossimo dicembre insieme a Eivør e la nostra Lili Refrain, nella quale si possono trovare numerosi paralleli con l’opera degli Heilung. Musica per l’anima e lo spirito, sempre più necessaria in un’epoca in cui il mondo brucia, e non più soltanto in senso figurato.