HELHEIM – landawarijaR
Lo scorso anno il sottoscritto definì "raunijaR" degli Helheim come un album black-viking metal «raffinato, ancestrale e culturalmente fiero, un disco che di passaggio in passaggio ha la capacità di farsi amare sempre più e nel quale immergersi diviene cosa alquanto piacevole e naturale». Ora siamo nel 2017 e mi ritrovo fra le mani il capitolo successivo "landawarijaR", che posso asserire con fermezza essere uno dei migliori mai prodotti dal gruppo norvegese.
Il percorso stilistico intrapreso con l'uscita dell'ep "Åsgards Fall" (2010), proseguito poi con gli album "Heiðindómr Ok Mótgangr" (2011) e il già citato "raunijaR", ha trovato piena realizzazione. "landawarijaR" è in possesso sia dell'animo e della fierezza norvegese che ha contraddistinto il capolavoro "Jormundgand" (1994), sia di una maturità artistica e di una visione del suono attuali e moderne. Tutto risulta esposto con estrema ed elegante naturalezza: le divagazioni in ambito progressivo, l'apertura a filtraggi ambientali ancora più intensi, le pulsioni quasi post-rock che di tanto lo pervadono; perfino l'omaggio offerto con estrema classe alla Premiata Forneria Marconi, inserendo nel contesto battagliero della traccia che dà il titolo al lavoro un palesissimo rimando al tema portante di "Impressioni Di Settembre", canzone contenuta in "Storia Di Un Minuto" (1972).
Le asperità disseminate lungo il percorso (specie in "Ymr" ed "Enda-dagr"), la capacità di raccontare e descrivere ciò che era la Scandinavia pre-cristiana attraverso i suoi miti, il linguaggio runico e l'orgoglio di chi è fiero delle proprie tradizioni, mostrandosi così libero di affrontare tali tematiche a colpi di blast-beat, scream e melodie vigorose quanto di timpani e fiati maestosi, canto pulito e un concetto di progressivo che nulla ha a che vedere con il contorcersi sullo strumento, rendono l'ora scarsa di ascolto un'esperienza stupenda, anche in quei frangenti in cui la composizione assume un approccio più diretto ("landawarijaR" e "Ouroboros").
Istinto e ragione, impeto e ricerca, passato e presente, sono tutti binomi che incrociano le loro strade nell'essenza di questi Helheim, una creatura che ha inciso una di quelle opere che con estrema probabilità ritroverete nella mia personale top 5 di fine anno. Il merito va dato anche all'ottima produzione svoltasi presso i Conclave Studio di Bjornar E. Nilsen (Vulture Industries e Black Hole Generator), all'altrettanto ottimo master realizzato da Herbrand Larsen (ex Enslaved e Audrey Horne) e alle piacevoli intromissioni di compagni-artisti quali il già chiamato in causa Nilsen, William Hut, Morten Egeland (Narrowhead) e Pehr Skjoldhammer (Alfahanne).
Su Youtube potrete trovare il video ideato per "Baklengs Mot Intet", mentre un secondo verrà realizzato per "Ymr", brani appositamente scelti dai Norvegesi in quanto racchiudono il concetto di ascesa e caduta, e per i quali potrei limitarmi a riproporre la descrizione elargita sul sito ufficiale dell'etichetta. Ritengo tuttavia sia opportuno farsi trascinare dalle sensazioni che immagini e musica sono in grado di donarci, prendendole magari come una ulteriore fonte di spunto per affondare l'udito in "landawarijaR".
Non l'avete ancora comprato? E cosa state aspettando? Fatelo assolutamente vostro.