HOBOS – Nell’Era Dell’Apparenza
I venticinque minuti proposti dagli Hobos nel loro secondo album, Nell’Era Dell’Apparenza, sono senza compromessi I ragazzi veneti, a sei anni di distanza dal debutto eponimo, danno alle stampe una scheggia intrisa di odio nei confronti del sistema, dieci mazzate sulle gengive sotto forma di un punk stradaiolo, da e per reietti della società e contaminato da una varietà di nefandezze estreme.
Non è un caso che il primo accostamento siano infatti gli Entombed di Wolverine Blues, ma non solo: l’anima più affine al death metal di pezzi come “La Fine Dei Sogni” è affiancata da una dose predominante di hardcore e sonorità più scanzonate, come nell’inno “Brucia Dentro”. La voce al vetriolo di Hobo Fabione sputa, rigorosamente in italiano, tutto il malessere degli emarginati, di coloro che sono costretti a scendere a compromessi con tutto ciò che la società impone. Tra sprazzi di grindcore (“Ora D’Aria”) e d-beat inflessibili, l’ascolto fila che è un piacere a suon di ritmiche martellanti e riff affilatissimi, conditi qua e là da qualche pregevole assolo.
Pur non inventando alcunché, gli Hobos confezionano un disco divertente e spietato al tempo stesso, la cui registrazione in presa diretta non fa che incrementarne il valore e la godibilità. L’attività dal vivo è sicuramente un aspetto fondamentale per i cinque ragazzi e, nonostante qualche incidente di percorso (leggasi: stronzi che non hanno di meglio da fare), non mancherà sicuramente occasione per verificare l’impatto della loro proposta. Per quanto riguarda il sottoscritto, non c’è alcun dubbio.