HOGS – Fingerprints
Tre anni fa gli Hogs erano uno dei tanti nomi nuovi che si avventuravano all'interno del panorama rock italiano. Dopo avere esordito con un disco gradevole quale "Hogs In Fishnet", oggi sono una band che si propone in una versione affinata e riveduta.
"Fingerprints", la loro seconda uscita, continua a battere quel percorso musicale fatto di influenze varie e riconducibili ad almeno una trentina di anni di storia della musica. Un percorso che esprime sensazioni provenienti da scenari rock, funky, jazz e blues, contaminandosi di vibrazioni reggae e pop.
Ancora una volta gli Hogs riescono a intrattenere l'ascoltatore, tanto che non si rilevano in scaletta pezzi da evitare con decisione né quella leziosità che minava la consistenza elettrica. L'inserimento di pezzi dall'atmosfera allentata (la fluttuante "Down To The River" o le placide ballate "Jewish Vagabond" e "Just For One Day") difatti non lava del tutto via la piacevole carica e la vivacità offerte da "Man Size", "Stinking Like A Dog", "Can't Find My Home" e "Don't Stop Moving". Stavolta insomma la convivenza è ben riuscita.
"Fingerprints" è un bel lavoro alla portata di molti, che conferma gli Hogs in grado di realizzare puro intrattenimento. I tre quarti d'ora della compagine toscana sono ben composti, suonati e prodotti (missaggio e mastering sono opera di Guido Melis presso i Plastic Sun Studio), inoltre sanno essere di piacevole compagnia, anche più volte durante il corso di una giornata.