HORTUS ANIMAE – Secular Music
Gruppo: | Hortus Animae |
Titolo: | Secular Music |
Anno: | 2014 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | Flicknife Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 58:52 |
Gli Hortus Animae sono rinati e si sono rimessi in moto dopo una pausa durata otto anni, nei quali gli unici segnali di vita inviati furono racchiusi in due operazioni celebrative intitolate "Funeral Nation (10 Years Of Hortus Animae)" e "Funeral Nation MMXII" ("Cd 1" e "Cd 2" recensiti al tempo da Akh.). Era dunque arrivata l'ora di offrire nuovo materiale e il 2014 ci ha consegnato la loro quarta uscita di lunga durata, denominata "Secular Music".
La formazione guidata da Martyr Lucifer, personaggio di cui abbiamo già scritto data la sua presenza nella compagine internazionale degli Space Mirrors ("In Darkness They Whisper" e "The Other Gods") e per ciò che riguarda il suo progetto solista, non ha perso la voglia di mettersi in gioco e di spaziare, tirando in ballo più generi. Il disco possiede una varietà di soluzioni appartenenti al thrash, al death, al black di matrice sinfonica, all'heavy (componente presente soprattutto nella prestazione solistica del chitarrista Hypnos) e al gothic. Inoltre ancora una volta rimarca la capacità dei musicisti nostrani di creare atmosfere adeguate ai singoli brani.
L'album miscela violenza e melodia, è impastato di malinconia e rabbia, in un costante divagare sonoro ed emotivo. Lo si nota mettendo a confronto i vari episodi che vanno a confezionare una scaletta priva sia di attimi morti che di meri riempitivi, caratterizzati da matrici spesso differenti: prendete in considerazione l'irruente spinta svedese che alimenta la parte iniziale di "God And His Disgusting Children", le colorite svolte progressive che alimentano le scie iniziali e conclusive di "Blood Of The Earth / The Truth Against The World e "At The End Of Doomsday", lo svolazzare spettrale di "Interromptu Op. II / Pain Relieved" e il grigiore fosco e il cambio di passo devastante che infiamma "Chamber Of Endless Nightmare".
Questi Hortus Animae sono davvero in gran forma, come dimostra Martyr dietro al microfono, che si destreggia in maniera efficiente sia con lo scream-growl che nei frangenti di voce pulita, nei quali sembra aver portato con sé l'esperienza acquisita lavorando al suo "Farewell To Graveland", tanto che in alcuni momenti il suo l'utilizzo sembra proprio ne sia figlio; si veda la già citata "At The End Of Doomsday". Al contempo non si tratta soltanto di viaggiare su livelli di resa alti e continui, infatti la prestazione di Hypnos alla sei corde e quelle di Grom alla batteria e di Bless alle tastiere garantiscono dinamismo e rifinitura.
"Secular Music" si conclude con una versione estremizzata del classico dei Jethro Tull "Aqualung", nel quale sono comunque percettibili sia la natura dell'originale che quella dei Nostri; insomma è stato fatto proprio dal gruppo ed è così che dovrebbero essere realizzate le cover.
L'entropico caos musicale degli Hortus Animae contenuto in questo rientro in scena conferma la bravura della band. Non resta che godercelo e augurarci che per ascoltarne il successore non debbano trascorrere altri nove anni. Bentornati!