HUMAN CULL – Revenant
Dopo avervi già parlato nel 2014 del debutto Stillborn Nation, torniamo a trattare gli Human Cull. Il terzetto britannico ha partorito (o meglio, abortito) il secondo album Revenant, ancora una volta con il patrocinio della WOOAAARGH e, ancora una volta, con il solo intento di picchiare, spezzare, demolire e annientare.
Gli Human Cull suonano grindcore. Nudo, crudo e massacrante. E se tale genere non è nelle vostre corde, potete tranquillamente evitarvi lo sforzo di arrivare alla fine della recensione. Inutile indugiare sulla velleità di ricercare influenze e nomi di riferimento: questo disco è un coacervo di grindcore, sfumato di crust punk e death metal, che prende forma tramite una serie di scariche di violenza compressa che ci esplodono in faccia come tante micidiali cariche di tritolo radioattivo. Gli scenari evocati sono devastati e fumanti, ritratti con annichilente immediatezza tramite feroci e cupi cambi di tempo, dissonanze nervose e morbosi rallentamenti, il tutto miscelato facendo uso di una fantasia relativamente rara nel genere e di una vena compositiva fresca e ispirata.
Diciotto minuti di acida brutalità spalmata su diciotto pezzi al fulmicotone che non superano mai i due minuti (eccezion fatta per “Endless Purgatory”) e che formano una vera e propria ecatombe musicale; una valida rappresentazione della violenza distopica di un sistema letale che trita e dissangua, per poi risputare informi ammassi di carne infetta e sanguinolenta. Senza compromessi ma in maniera consapevole e intelligente, i tre musicisti ci spiegano tutto ciò che c’è da sapere a proposito della razza umana nel poco tempo necessario a parlarne.
Nel suo essere perfettamente allineato al genere di appartenenza, Revenant è un disco vario e tutt’altro che monocorde, un ascolto senza dubbio dinamico e coinvolgente. Un ritratto efferato, tagliente, freddo, ruvido e ferale, come da consuetudine farcito di visioni apocalittiche e critica sociale. Gli Human Cull non si limitano a metterci di fronte ai mali dell’umanità, ma con essi ci colpiscono e ci infettano, ricordandoci ancora una volta che il vero nemico siamo semplicemente noi stessi.