HUNDRED YEAR OLD MAN – Breaching
Se c’è una galassia musicale che negli ultimi anni non ha smesso di espandersi e portare malessere in giro (anche e soprattutto qui su Aristocrazia), è sicuramente quella del post-metal dalle tinte sludge che, a partire dai soliti Amenra e prole varia, è ormai arrivato ovunque con le sue devastanti urla di malae.
Naturalmente, nel Regno Unito non sono rimasti a guardare, e uno dei progetti più giovani a emergere nella scena sono appunto gli Hundred Year Old Man. Il sestetto originario di Leeds aveva già lavorato sodo negli ultimi mesi, pubblicando gli EP “Black Fire” (agosto 2017) e “Rei” (gennaio 2018), fino ad arrivare all’album di debutto con “Breaching” su Gizeh Records.
La copertina (opera di Paul Broughton e Richard Knox) riprende molto bene il tema grafico del lavoro precedente, scegliendo stavolta la lettera «Y», e ci piazza in una buia cantina alle prese con tutto l’orrore che non si vede. Le tre «Y» indicano una via di uscita in cui, per l’appunto, fare breccia e cercare in qualche modo di salvare la nostra umanità.
Lo stile musicale del collettivo britannico raccoglie a piene mani dalla succitata scuola del post-metal europeo dell’ultima decina di anni (“Black Fire” ne è un esempio evidente), ma è attraversato da interessanti elementi ambient che contribuiscono a rendere l’oppressione ancora più palpabile e dolorosa (come in “Clearing The Salients”). Preparatevi insomma a oltre cinquanta minuti di oscura sofferenza e complicata ricerca di una breccia nella cappa di odio.
Sono molto soddisfatto di questo lavoro degli Hundred Year Old Man e gli faccio le mie congratulazioni per essere stati inclusi nel bill del Bloodstock 2018, sperando di riuscire a beccarli anche dalle nostre parti nei prossimi mesi. “Breaching” è un debutto che farà sicuramente (dis)piacere a tutti gli appassionati di post-metal e sludge.