I Maiali - cenere/CENERE | Aristocrazia Webzine

I MAIALI – cenere/CENERE

Gruppo: I Maiali
Titolo: cenere/CENERE
Anno: 2022
Provenienza: Italia
Etichetta: Overdub Recordings
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TRACKLIST

  1. Genesi
  2. Ora, Sorgi!
  3. L’Orrore
  4. Parassita
  5. Stanza 101
  6. Oblio
  7. Messi∀
  8. Sculture Da Autopsia
  9. Assalto Cannibale
  10. (r)Umore Blu
  11. Plumbeo Giudizio
  12. Io, Brucio
DURATA: 28:45

Voglio iniziare questa recensione con un suggerimento onesto: mai e poi mai digitare su un qualsiasi motore di ricerca la dicitura «i maiali», perché i risultati ottenuti rasentano il nonsense più becero. Provare per credere.

Forse è meglio lasciar perdere i beneamati suini e concentrarsi, invece, sulla band romana che ha deciso di affibbiarsi questo moniker e farsi portatrice del Cvlto del marciume e del fango, come ci ha raccontato qualche anno fa in sede di intervista. I Maiali infatti avevano già manifestato con i lavori precedenti la volontà di proporre il caos che alberga all’interno dell’essere umano, ora cenere/CENERE non fa che alimentare ancor di più la nuvola soffocante emanata dalla musica del quartetto.

Gli ingredienti principali di cenere/CENERE sono il marciume e la schiettezza, il che ne rappresenta sia il maggior punto di forza che il tallone d’Achille. L’album infatti funziona molto bene se lo si prende in considerazione come un lavoro tormentato e disilluso, dove poco importa se la nitidezza e la ricerca della melodia vengono scaraventate nel dimenticatoio, perché viene preferita la costruzione di un carrarmato di angoscia che procede a suon di post-hardcore incazzoso, supportato da un tocco di misantropia black metal e di smarrimento a suon di noise e chitarre droneggianti (come nell’incipit di “Sculture Da Autopsia”).

Soppesando invece cenere/CENERE da una prospettiva chirurgica e asettica, non ho potuto fare a meno di notare alcune componenti che avrebbero forse meritato di essere ulteriormente approfondite, perché avrebbero conferito maggiore personalità. Sto parlando degli elementi industrial inseriti come transizione in alcune parti del disco (ad esempio in “Oblio”) e delle linee vocali, sempre collocate nei terreni industrial, che appaiono in maniera troppo sparuta all’interno di varie tracce.

A conti fatti, però, aveva ragione Goethe quando affermò che «la bellezza è negli occhi di chi guarda» o, in questo caso, nelle orecchie di chi ascolta: ragion per cui non mi sento di definire cenere/CENERE un disco bello bello in modo assurdo, in virtù delle variazioni sul tema che sarebbe stato bello veder apparire in maniera più frequente. Nonostante ciò, non negherò che si tratta comunque di una soddisfacente declinazione di come ci si sente quando le tenebre brulicano dentro e i demoni interiori grufolano allegramente nella psiche. Alla faccia dei risultati dei motori di ricerca.