I, Of The Trees And Wind - Cry Of The Forest | Aristocrazia Webzine

I, OF THE TREES AND WIND – Cry Of The Forest

Gruppo: I, Of The Trees And Wind
Titolo: Cry Of The Forest
Anno: 2022
Provenienza: Regno Unito / Svezia
Etichetta: Naturmacht Productions
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TRACKLIST

  1. Cry Of The Forest
  2. Of Sorrow, Sadness, Mysticism & Death
  3. The Magic I Was Promised Will Never Come To Me
  4. The Seer Of The Ancient
DURATA: 37:18

Cosa succede quando l’amospheric black metal incontra dungeon synth, epic e DSBM è una domanda che, onestamente, non credo mi sarei mai immaginato di pormi, neppure nei miei sogni più sconci. Invece, mentre bazzicavo sul Bandcamp di Naturmacht, più o meno mentre scoprivo dell’uscita di White Frost And Elder Blood dei Firienholt, mi sono imbattuto in un nome nuovo. Sono stati proprio i misconosciuti I, Of The Trees And Wind a farmi sorgere spontaneo il quesito di apertura. L’unica risposta che sono riuscito a darmi: Cry Of The Forest.

Degli I, Of The Trees And Wind — da qui in avanti IOTTAW, per comodità — si sa poco e nulla. Dietro il progetto sembrerebbero esserci solo due persone: Nerium, responsabile del cantato e dei testi, e Hydral, a cui va il merito di tutti gli arrangiamenti e di tutte le strumentali, nonché di mixing e mastering. Detto questo, il fatto che si tratta di un duo diviso tra Svezia e Regno Unito è l’ultima informazione assolutamente certa a nostra disposizione. Stando a quanto riporta l’Enciclopedia del Metallo alla pagina 666 del televideo, Nerium sarebbe una donna, mentre non sembrerebbero esserci dettagli nell’etere del web circa Hydral. A onor del vero, in formazione con loro ci sarebbe stata anche una terza persona, tale Desparti IV accreditato come batterista del progetto nello split On The Empty Moor con Arboreal Trance e Sorgensnatt, ma le loro strade a un certo punto devono essersi divise.

Chiusa la necessaria — quanto, a mio avviso, intrigante — parentesi sulla biografia degli IOTTAW, si può finalmente passare alla ciccia. E di ciccia Cry Of The Forest ne ha, ma proprio tanta. Quattro tracce, minutaggi importanti e titoli improbabilmente epici (cito come esempio “The Magic I Was Promised Will Never Come To Me”, ma anche la title track parla con una certa eloquenza) sono le prime cose che saltano all’occhio dopo aver superato la copertina tossica firmata da TEV. Scorrendo tra i testi, si nota subito come il pesante alone di misticismo, depressione ed epicità permei non solo la superficie di ogni traccia ma ne pervada l’essenza più profonda, ramificandosi — talvolta anche in poche righe — in maniere a tratti imprevedibili. Passiamo in fatti piuttosto agilmente dal «Ancient spirits fleet these woods / No one will ever mourn their loss / Send salvation / For God has abandoned us» dell’apripista eponima, attraverso «In a dark forest / The wizard will watch / Me hang myself / High by the throat» di “Of Sorrow, Sadness, Mysticism & Death”, fino al «Murder of nature / Within the depths of trees / Stretching for miles / An acre of hatred» della conclusiva “The Seer Of The Ancient”.

A livello musicale invece, nel primo album degli IOTTAW — provando ad azzardare qualche paragone — è come se i migliori mid-tempo di Summoning e Caladan Brood incontrassero la complessità di arrangiamento dei Cân Bardd, con una produzione volutamente lo-fi che grida Filosofem ogni secondo. I riff sono ossessivi, le chitarre si attorcigliano come filo spinato e la batteria non accenna mai a discostarsi dalla velocità media del corteo funebre. A dare una parvenza di movimento al tutto ci pensano gli intricati intarsi creati dalle tastiere, agenti del caos asservite al dio piripiri tanto caro a Silenius e Protector. È così, ad esempio in “Of Sorrow, Sadness, Mysticism & Death”, che il duo ci dà l’impressione del crescendo: non con l’accelerazione, ma con la stratificazione; con una tastiera che armonizza la chitarra e poi si dilegua a mo’ di lead per poi tornare nell’ombra del sottobosco lasciando il ruolo di protagonista alla voce. Perché, lo scrivo quasi con la pelle d’oca, la voce di Nerium è fantastica. Le sue urla a metà tra quelle di un Nazgul e quelle di Dani Filth che si è chiuso una mano nella portiera dell’auto mi hanno conquistato. Il DSBM anticipato nel primo trafiletto non era solo in riferimento ai testi, oh no: la joie de vivre ti assalirà quando meno te lo aspetti, ascoltando quest’album.

Promuovere a pieni voti un’opera prima in certi casi è una mossa azzardata e non nego che, in questo caso specifico, è sicuramente complice il fatto che Cry Of The Forest mi ha stregato al primo ascolto. Le persone dietro I, Of The Trees And Wind non credo però siano alla loro prima esperienza di sempre. Quei testi sono troppo taglienti, quel gusto negli arrangiamenti è troppo elaborato e quelle voci sono troppo studiate per essere figlie di un esperimento casuale. In ogni caso, qualunque sia la verità, Cry Of The Forest è di una bellezza rara e chiunque ami atmospheric, epic e depressive black lo saprà apprezzare.