I SHALT BECOME – Poison | Aristocrazia Webzine

I SHALT BECOME – Poison

 
Gruppo: I Shalt Become
Titolo: Poison
Anno: 2010
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: Moribund Records
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TRACKLIST

  1. Like A Lamb To The Slaughter…
  2. Black Swan Events
  3. Harlow's Vertical Chamber Apparatus
  4. No Quarter At The Somme
  5. Ghosts
  6. Leaving Watership Down
  7. The Swarming Of The Locusts
  8. Doubt
  9. The Finest Cut Of The Scalpel
  10. Absolve Me
DURATA: 55:09
 

Il filone del black metal di matrice americana nel corso del tempo ha raggiunto una propria autonomia, grazie al lavoro fra gli altri di gruppi quali Xasthur e Leviathan, la one-man band degli I Shalt Become si colloca in questo ambito, quello di un depressive black metal nel quale però un ruolo importante è rivestito dalle tastiere. È così infatti che alle classiche atmosfere opprimenti evocate su ritmiche fortemente cadenzate e dilatate di stampo doom e alle chitarre laceranti si associano sintetizzatori dagli umori variabili, talvolta quasi epici (in senso lato, sia chiaro), altre maestosi oppure ancora dissonanti per merito delle "sfuriate" di archi e violini.

L'album si rivela estremamente compatto, un unico monolite che ha il compito di avvelenare — così come da titolo — l'animo dell'ascoltatore passo dopo passo, minuto dopo minuto, sino al termine dei cinquantacinque minuti di durata. Se l'apertura "Like A Lamb To The Slaughter" non è che un assaggio, una pillola di quanto incontreremo vista la durata ridotta, è a partire dalla coppia formata da "Black Swan Events" e "Harlow's Vertical Chamber Apparatus" che si deliano più chiaramente le coordinate degli I Shalt Become. In "No Quarter At The Somme" possiamo apprezzare gli archi già citati muoversi furiosi e indomabili, mentre "The Finest Cut Of The Scalpel" è la più pregna di malinconia e depressione, pur non rinunciando del tutto alla tensione sinfonico-orchestrale che scorre per tutto il disco. Mosca bianca del lotto appare invece "The Swarming Of The Locusts", che si muove su ritmiche più vivaci, non avvicinandosi mai tuttavia agli eccessi estremi tipici del black scandinavo.

Sfortunatamente la formula adottata in "Poison" pare mostrare la corda col passare dei minuti, quando subentra una certa prevedibilità di alcune formule e si inizia ad accusare il minutaggio elevato, ma se ciò da un lato impedisce al disco di spiccare completamente il volo, dall'altro non può comunque oscurare l'ottimo lavoro di Mr Holliman, abile fra l'altro nel gestire uno screaming che si adatta ottimamente al contesto sonoro, risultando un ulteriore strumento a disposizione. Nel complesso quindi un lavoro che potrà interessare gli amanti delle sonorità black made in U.S.A.