IKARIE – Arde
Un anno e mezzo dopo il promettente debutto, gli Ikarie tornano con la stessa mestizia in copertina e la stessa sofferenza che permea ogni nota della loro musica. Con Arde, ancora una volta su Avantgarde Music, siamo al secondo capitolo della trilogia iniziata con Cuerpos En Sombra, incentrata sullo stigma e su certi problemi strutturali della società, troppo spesso ignorati e dalle conseguenze devastanti per chi appartiene a determinate categorie.
Se il dolore nel disco di debutto era interiore e generalizzato, qui si manifesta concretamente in una rabbia che distrugge per creare un nuovo punto d’inizio attraverso una sofferenza vissuta fin dentro le ossa. Le oppresse, questa volta, sono nello specifico le donne: Arde è permeato di riferimenti a figure sconosciute ai più, ma che rappresentano una condizione quasi sistemica del mondo in cui viviamo.
Quelli degli Ikarie sono testi strazianti, che fanno capire come le lotte sociali non sono mai legate a un solo ambito: contrasto al capitalismo, femminismo, antirazzismo e non solo sono estremamente interconnessi ed è così che il sestetto ci mette di fronte a femminicidi e infanticidi come strumento di controllo sociale (“Santa Sangre”) e storie di police brutality e giustizia malata (“Surcos”); la condanna a morte della giornalista anarco-femminista giapponese Kanno Sugako nell’omonima canzone e il rapimento, stupro e assassinio della connazionale Junko Furuta, appena diciassettenne (“40 Días”). Niente di troppo diverso da quanto succede tutt’oggi, anche entro i nostri confini.
Arricchiti da una terza chitarra, quella di Luis Albadalejo, i sei spagnoli si riconfermano sulle stesse sonorità del debutto, un post-metal piuttosto personale che sconfina ora in territori vicini al buon vecchio death-doom britannico, ora in altri più soffusi e minimali, come nelle già citate “40 Días” e “Kanno Sugako”. Date le tematiche e la copertina, è vietato aspettarsi qualcosa di diverso da un monolite di dolore e cupezza, che si manifestano in tutta la loro violenza in brani caratterizzati da muri di suono che richiamano gente come i Cult Of Luna, con tanto di inserti elettronici a puntellare saggiamente dove necessario, pur mantenendo la loro struttura semplice e scorrevole. Tutto risulta bilanciato in Arde, dall’ottima voce di Pablo Egido — un growl possente e mai invadente — alla scaletta che alterna perfettamente le diverse anime delle composizioni degli Ikarie.
Con la delicata ed evocativa “Flores En El Asfalto” si chiude un ottimo disco, che conferma le speranze lasciate dal suo predecessore e ne pone di nuove e maggiori per il futuro. Il tema trattato è di quelli che purtroppo non si estinguerà mai, le capacità degli Ikarie sembrano essere tali da rendergli giustizia.