IL MALPERTUGIO – Songs Of Hope And Hatred
Se gli Emperor erano the black wizards, nel brano di apertura delle Canzoni di speranza e odio dei nostrani Il Malpertugio troviamo “I Am The Black Blues”: una vera e propria dichiarazione d’intenti, come si ha modo di notare infilando il disco nel lettore. Lo stoner rock nella sua veste più pura e semplice è la tinta che va a colorare il terzo lavoro in studio del quintetto, formatosi a Caserta in un 2000 che ormai sembra forse più lontano di quanto non sia in realtà. Il nome della band trae ispirazione dal Decameron di Boccaccio e, sebbene l’album sia stato in effetti pubblicato due anni fa, la coincidenza temporale tra epidemia medievale e pandemia attuale da un lato fa sorridere e dall’altro ci inquieta un po’.
Songs Of Hope And Hatred racchiude e sintetizza perfettamente tutto quello che più amo nello stoner e lo concentra in poco meno di mezz’ora di durata. Ho gradito particolarmente le atmosfere squisitamente desert e gli effetti vagamente psichedelici nel brano di chiusura, i vaghi riferimenti ai Kyuss di “Molten Universe” nella breve e cadenzata “The Return” e la linea vocale pulita, profonda e cupa di “Undone 7/8”, e mi fermo qui perché altrimenti scadrei in una descrizione dettagliata di ogni singola traccia e vi toglierei il piacere dell’ascolto.
Quando si tratta di stoner tendo a essere molto di parte, perché ho avuto un colpo di fulmine per questo filone ormai dodici anni fa, lo ammetto, ma è anche vero che si tratta di un genere che rispetto ai suoi esordi, o anche solo semplicemente fino ad appena un decennio fa, ha smesso di essere di nicchia e ha iniziato a riscuotere successo e a mietere fan un po’ dappertutto. Questo significa che suonare stoner come si deve è diventato più complicato e che l’asticella si è alzata, tuttavia credo che i ragazzi de Il Malpertugio si siano posti un obiettivo ben chiaro davanti e i risultati si sentono eccome. Le sperimentazioni vocali e gli effetti non mancano, così come il fatto che nessuno dei brani somigli all’altro, chiara dimostrazione che i cinque di Caserta abbiano deciso di utilizzare e sfruttare lo stoner a 360°, cogliendone più di una caratteristica.
Songs Of Hope And Hatred è un disco breve ma maturo e pregno di spunti interessanti che, di nuovo, mi mette davanti all’indiscussa verità che nel Sud del nostro Stivale succedono tante cose belle, basta solo l’accortezza di affacciarsi un attimo e dare uno sguardo.