IMMOLATION – Close To A World Below
Gli Immolation sono dei maestri, poiché sono davvero poche le band che possono vantare una discografia impeccabile. La formazione guidata in maniera esemplare dall’inossidabile duo composto da Ross Dolan (basso e voce) e Robert Vigna (chitarra) non ha sbagliato nulla in carriera, devota da sempre al verbo del death metal intransigente e blasfemo, ma sagace ed efferato.
Se i Deicide di un tempo rappresentavano egregiamente il Male nella sua forma più becera e riottosa, gli Immolation non hanno mai smesso di aggredire e azzannare al collo la religione cattolica, attaccandone le fondamenta, scagliandole contro una serie di poderose bordate, non solo attraverso composizioni sonore di un’aggressività e di una malevolenza uniche e riconoscibili fra mille, ma avvalendosi di testi opprimenti, introspettivi e di una iconografia spesso curata e simbolicamente calzante.
Close To A World Below è il quarto lavoro in studio del quartetto newyorkese ed è senza ombra di dubbio uno dei capitoli a cui si deve per forza fare riferimento. Questo album magistrale fu rilasciato nel 2000 da Metal Blade Records e vedeva impegnati Dolan e Vigna, insieme allo storico chitarrista Tom Wilkinson (loro compagno di avventura sin dalla prima incarnazione del gruppo a nome Rigor Mortis) e al batterista Alex Fernandez (già nei Fallen Christ di Abduction).
Quaranta minuti di atmosfere ammorbanti e riff psicotici, spessi come mattoni e intrisi di pura malvagità, con un suono di basso magmatico che si fonde letteralmente con il fiume incandescente delle sei corde. Il modus operandi delle pelli è persecutorio quanto battente, mentre la prestazione vocale è a dir poco infernale. In pratica tutto ciò che è divenuto nel corso di anni e anni di carriera l’inconfondibile marchio di fabbrica degli Immolation.
Odio riversato su odio, una inarrestabile ondata che travolge tutto e dalla quale è inutile scappare o tentare vanamente di ripararsi. Una volta entrata in scena “Higher Coward”, si viene inghiottiti in un turbine nero, una centrifuga di emozioni negative concentrate e asfissianti che — per il sottoscritto — ha il proprio apice in “Father, You’re Not A Father”, un fottutissimo inno death. Vette impareggiabili si riscontrano inoltre in “Furthest From The Truth”, “Unpardonable Sin”, “Put My Hand In The Fire” e nella traccia conclusiva che porta il titolo del disco.
Closed To A World Below è un capolavoro: non c’è nulla che non vada e non ho la minima idea del tempo che ho trascorso inebetito a guardare la splendida copertina realizzata da Andreas e Alex Marschall, mentre venivo percosso inesorabilmente dalle note. Se ancora non si fosse compreso, è uno di quegli album che non può — e non deve — assolutamente mancare in collezione.