Immortal - War Against All | Aristocrazia Webzine

IMMORTAL – War Against All

Gruppo: Immortal
Titolo: War Against All
Anno: 2023
Provenienza: Norvegia
Etichetta: Nuclear Blast
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TRACKLIST

  1. War Against All
  2. Thunders Of Darkness
  3. Wargod
  4. No Sun
  5. Return To Cold
  6. Nordlandihr
  7. Immortal
  8. Blashyrkh My Throne
DURATA: 38:03

Gli Immortal mi hanno iniziato al black metal. Nel mio sviluppo musicale il giorno in cui ho trovato Battles In The North usato in una bancarella è tutt’ora un punto di svolta fondamentale, quindi ogni volta che la sezione novità riporta questo nome il mio cuore manca qualche battito. Avevamo lasciato il monicker in mano a Demonaz e Horgh con il solido Northern Chaos Gods nel 2018, prima fatica senza Abbath ma testimonianza del valore inossidabile di un certo modo di fare black anche senza il timbro vocale che aveva accompagnato i venticinque anni precedenti.

Cinque anni dopo ritroviamo il solo Demonaz al timone, dopo ulteriori beghe legali riguardo all’utilizzo del nome, con le parti di batteria affidate a Kevin Kvåle (già attivo con Gaahl) e la produzione passata dal veterano Peter Tägtgren ad Arve Isdal, ospite anche come chitarrista, ormai colonna degli Enslaved, tra gli altri.

Forti di queste premesse, ci accostiamo al nuovo War Against All pronti alla consueta valanga di black metal grezzo e glaciale che da sempre fa da trademark alla band di Bergen. L’opener condivide il titolo del disco e non smentisce le aspettative: siamo accolti da un blast beat velocissimo, riffing in 6/8 memore del retaggio thrash-death, sound di insieme pulito e professionale ormai standard della band dai tempi di Damned In Black, accordi epici e lo scream di Demonaz che si dimostra ancora in grado di non far rimpiangere l’antico compagno Abbath.

Nemmeno il tempo di esultare per la rasoiata artica di “War Against All” e l’album crolla, o meglio si scioglie, del tutto. “Thunders Of Darkness” tenta di restare nei solchi del brano precedente, “Wargod” è il classico mid-tempo thrashato, altri pezzi ricoprono posizioni ormai d’obbligo in qualsiasi album degli Immortal, come la suite finale “Blashyrkh My Throne”, ma la magia iniziale svanisce e non torna più. “No Sun” tenta di rispolverare addirittura le melodie in tremolo e gli accordi acuti di chitarra degli album degli albori, mentre “Return To Cold” strizza l’occhio a un monumento come “Blashyrkh (Mighty Ravendark)”, Demonaz le tenta un po’ tutte con alterne fortune, ma resta la sensazione di un lavoro superficiale, ormai stanco e probabilmente poco ispirato, privo di quel capolavoro che da solo ti svolta un intero disco.

Sia chiaro, non ho nulla contro il more-of-the-same, soprattutto da parte di gruppi con carriere ormai trentennali, ma se manca l’ispirazione pretendo che almeno venga varcato il confine tra Arte e artigianato, e venga sfornato un prodotto da manuale nei minimi dettagli. War Against All spesso e volentieri fallisce anche nei fondamentali che dopo nove album dovrebbero essere riflessi pavloviani: il riffing è spesso ripetuto a oltranza e non in passaggi atmosferici che lo giustificherebbero, portando a trentotto minuti la durata di canzoni che stenterebbero a sommare mezz’ora di contenuti; i cambi di accordi sono talmente prevedibili che ogni sorpresa è fuori discussione; l’approccio vagamente heavy, oltre ad essere un aspetto inusuale, avrebbe potenzialità ma non viene mai sfruttato a dovere; la scelta artistica di limitare le sovraincisioni toglie possibilità di lavorare in verticale su melodie altrimenti elementari.

Una menzione a parte merita la strumentale “Nordlandhir”, che con i suoi sette minuti stacca di gran lunga le durate dei brani cantati e incredibilmente sembra una sorta di contenitore di riff inutilizzati altrove, ripetuti allo sfinimento, privi di dinamica e appesantiti da una chitarra solista di Isdal che non esito a definire banale, al contrario dei suoi standard. Un filler che si candida con forza come brano peggiore nella discografia di Demonaz e (ex) compagni.

Sia ben chiaro, War Against All non è un ascolto fastidioso: è un album magari noioso, ma non certo brutto. Quello che trovo difficilmente perdonabile è il ricevere da parte di un grande nome come gli Immortal un album che non solo non ha nulla di nuovo da dire ma non ha nemmeno modo di migliorare né ampliare nulla di quanto detto e suonato in precedenza. Il rispetto per il passato resta scolpito nel ghiaccio eterno, ma War Against All potrà staccarsene come un iceberg senza che la collezione di capolavori di Demonaz ne risenta.