IMPALED NAZARENE – Vigorous And Liberating Death
Impaled Nazarene, gruppo che spesso ha insultato le convenzioni, attirandosi per esempio il dissenso della scena per aver presto rinunciato al corpsepainting, bussa alla nostra porta, tenendo in mano l'ellepì intitolato "Vigorous And Liberating Death", il dodicesimo in quasi cinque lustri di esistenza.
Il bel libercolo realizzato su carta pesante è decorato da una copertina dedicata al ritorno della blasfemia. I testi contenuti sono stampati con un carattere tanto grande da permetterne la lettura senza l'aiuto di un microscopio binoculare. La vista debole ringrazia.
Si chiama "King Reborn" l'inizio furioso che già lascia intravvedere un lavoro incentrato su una comunicazione molto diretta con l'ascoltatore. Le canzoni contengono meno scale e fronzoli rispetto agli ultimi lavori, ricordando un grezzo "Latex Cult" condito con dettagli sapientemente distribuiti. Gustatevi per esempio l'assolo di basso sfoggiato da Arc V 666 in "Martial Law", assolo che è poco abituale per il genere. Un punto m'infastidisce… la voce di Mika perde sempre più quel tono isterico che le dava carisma e carattere.
Il mito finlandese continua a vivere e prosperare. Ho ascoltato "Vigorous And Liberating Death" tante volte prima che iniziasse a toccarmi in modo decente. Gli Impaled Nazarene aprono la loro stagione 2014 con un disco che, in parte, torna alla base, fornendoci del Black-Thrash sostenuto, ma turbato da consistenti veli di monotonia.