IMPERIAL CRYSTALLINE ENTOMBMENT- Ancient Glacial Resurgence
Gli Imperial Crystalline Entombment (o I.C.E. secondo l’acronimo usato da loro stessi) sembravano un progetto one-shot. Nati nel Maryland dall’inventiva di Ron Vento (mastermind degli Aurora Borealis) nel 2004 avevano pubblicato un album di puro black metal norvegese, totalmente incentrato su ghiaccio e male come i migliori Immortal, per poi svanire nel nulla. Una proposta tanto derivativa, per quanto ben eseguita, lasciava intendere che potesse essere un’idea messa in piedi per puro divertimento in stile Chrome Division per Shagrath.
Il 2023 invece ci regala, tra i vari ritorni inattesi dell’anno, una rentrée in grande stile anche per questa dichiarazione di amore sviscerato per il black anni ’90. Con una copertina quasi identica all’originale Apocalyptic End In White ogni dubbio sul contenuto del nuovo album viene fugato all’istante. Se nel 2004 l’album apriva con l’incipit “We are fuckin’ ICE!” oggi il grido di battaglia di apertura è “We are still fuckin’ ICE!”, così come invariati restano l’impeto e l’aggressione.
Il black metal senza compromessi degli Imperial Crystalline Entombment ha però lievemente aggiustato il tiro in questi vent’anni, complice forse il sodalizio con una label estremamente al passo coi tempi come Debemur Morti: il sound inizialmente grezzo e zanzaroso debitore di Battles In the North risulta più preciso pur senza rinunciare alla patina old school che domina questo progetto, mentre l’atmosfera generale di tributo agli albori norvegesi si sposta verso i Setherial di fine ’90. La prova vocale di Mike Hrubovcak (attivo in una quantità di band tra cui spiccano i Monstrosity) spazia sull’intera gamma di scream di un ipotetico “manuale del perfetto blackster” edito nel 1998, passando dal ringhio prolungato di Abbath a urla disperate che rimandano ai primi Marduk. Dal punto di vista dei temi lirici invece nulla di nuovo, con titoli come “Eternal Subzero Torment”, “Opening The Arctic Imperial Gates” o “Ancient Lords Of White Death”, che rasentano i generatori automatici di (parodistici) titoli metal in voga decenni fa.
Se l’originalità non è un punto forte, gli I.C.E. si fanno perdonare con la costante qualità: Ancient Glacial Resurgence contiene dieci assalti frontali spietati, violentissimi e senza soluzione di continuità, capaci di mandare in visibilio i vecchi blackster e anche di soddisfare chi mantenendo gusti più attuali possa gradire un intervallo di ignoranza (in senso positivo, ovviamente). Il progetto resterà magari un divertissement da scongelare ogni tanto, e probabilmente artisticamente non è in grado di sostenere un output più serrato, ma sporadicamente album di questo genere sono una gioia per le orecchie.