Imperial Triumphant - Vile Luxury

IMPERIAL TRIUMPHANT – Vile Luxury

Gruppo: Imperial Triumphant
Titolo: Vile Luxury
Anno: 2018
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: Gilead Media / Throatruiner Records
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TRACKLIST

  1. Swarming Opulence
  2. Lower World
  3. Gotham Luxe
  4. Chernobyl Blues
  5. Cosmopolis
  6. Mother Machine
  7. The Filth
  8. Luxury In Death
DURATA: 56:03

Può un gruppo essere in grado di rappresentare, con la propria musica, l’anima di una città, scandagliandone sia gli aspetti che la rendono scintillante e dorata, sia i bassifondi più stagnanti? Se la città in questione è New York e il gruppo di cui parliamo sono gli Imperial Triumphant, allora la risposta è indubbiamente positiva.

Il fondatore Zachary “Ilya” Ezrin, voce e chitarra, ha dato vita a questo ignominioso progetto nell’ormai lontano 2005. In questi quindici anni, gli Imperial Triumphan hanno affrontato un percorso di straordinario arricchimento musicale, passando da un sound dissonante che raccoglie l’eredità di gruppi come Deathspell Omega e Gorguts a un compendio di sonorità che spaziano da quelle propriamente metal allo swing e al jazz, passando anche per suggestioni noise e drone, senza dimenticare parti corali e liriche. Queste influenze sono diventate sempre più esplicite, arrivando a una ulteriore maturazione con il precedente Abyssal Gods e l’attuale Vile Luxury; entrambi i dischi condividono la medesima fortunata line-up, nella quale Ilya è affiancato da Steve Blanco al basso, al piano e al synth, mentre dietro le pelli c’è Kenny Grohowski, che oltre a essere molto attivo nella scena jazz d’Oltreoceano in passato ha suonato con gruppi come Pyrrhon e Artificial Brain.

È proprio questa varietà di influenze a generare qualcosa di unico, un sound che riesce veramente a teletrasportarci fra le strade di New York, di cui gli Imperial Triumphant riescono  a trasmettere la natura duale. Infatti, da un lato abbiamo una città avanzata, frenetica, culturalmente vibrante, in cui chiunque potrebbe avere la sensazione di trovarsi al centro del mondo; dall’altro, vediamo la rappresentazione di una realtà fatiscente, corrotta (in un’intervista, la band l’ha paragonata al cadavere di un gigante), in cui non esiste più l’individuo in sé, ma ogni persona fa parte di un magma indistinto, un po’ come nell’incipit di Metropolis di Fritz Lang, in cui vediamo la fiumana di operai che si avvia a testa bassa verso l’inizio del proprio turno.

In effetti, Vile Luxury contiene numerosi riferimenti alla pellicola di Lang: un esempio è dato dall’angosciante rappresentazione dei bassifondi in “Lower World”, dove è evidente la similitudine con il mondo sotterraneo in cui vivono gli operai nel film, e che si apre con quello che sembra il rumore del treno della metropolitana, rendendo l’idea della dipendenza quasi morbosa nei confronti di una macchina fredda e spietata, concetto che — secondo me — ricorda un po’ anche il romanzo La Bestia Umana di Emile Zola. Un altro esempio è “Cosmopolis”, in cui gli Imperial Triumphant citano la costruzione della Torre di Babele, che nel film è l’esempio della magnificenza dell’opera dell’uomo, e di cui viene riportata anche l’iscrizione che si trova in cima: «Great is the world and its creator! / Great is man and his city!».

Tuttavia, Vile Luxury non è da considerare un concept album basato su Metropolis. Si assiste, invece, a un parallelismo tra la città distopica in cui è ambientata la pellicola del 1927 e la Grande Mela, nella quale, nonostante lo scorrere del tempo, sono rimasti invariati i contrasti fra lo sfavillio del lusso e il degrado, nonché la corruzione, che continuano a regnare. Questo paragone è reso ancor più evidente dall’artwork del disco, opera di Andrew Tremblay, che trae ispirazione dallo stile Art Déco che caratterizza molti edifici newyorchesi.

Vile Luxury è un album potente, dove ognuna delle otto tracce diventa una specie di viaggio che esplora i punti più alti e quelli più infimi di una città in cui anche le espressioni del lusso più sfrenato non mancano mai di provocare una sensazione di malessere, in linea con le contraddizioni che risiedono nel DNA non solo di New York, ma anche di molte metropoli tentacolari del globo. Per dare questa sensazione, gli Imperial Triumphant uniscono in modo molto coeso momenti in cui pregevoli inserti jazz contribuiscono a creare la sensazione della frenesia pulsante della città (come nella sopra citata “Cosmopolis”, oppure in “Swarming Opulence”) ad episodi in cui regnano una malinconia quasi doom (“Chernobyl Blues”, che ha anche la particolarità di avere il testo in russo) e un malessere generale, grazie ai passaggi dissonanti che costellano tutto il disco.

Ci troviamo di fronte a materiale di alta qualità, non solo per quanto riguarda l’esecuzione, ma anche per la capacità degli Imperial Triumphant di riversare in poco meno di un’ora un secolo di storia della musica contemporanea. Nemmeno la produzione lascia esattamente a desiderare, considerando che dietro ad essa c’è nientemeno che Colin Marston, il cui nome, non dimentichiamolo, è strettamente legato a band come gli stessi Gorguts, i Krallice e i Dysrhythmia.

Vile Luxury è un disco immediato e complesso allo stesso tempo: a mio parere, basta un primo approccio per rimanerne coinvolti, ma è talmente eclettico che ad ogni ascolto è possibile notare degli elementi nuovi e inesplorati. In conclusione, se, come viene ripetuto più volte all’interno di Metropolis, «Il mediatore fra il cervello e le mani deve essere il cuore», il trio newyorchese dimostra di aver raggiunto pienamente lo status di mediatore fra questi elementi della caotica New York.