Crust, grind e disagio: il nuovo album degli Implore

IMPLORE – Alienated Despair

Gruppo: Implore
Titolo: Alienated Despair
Anno: 2019
Provenienza: Germania
Etichetta: Century Media Records
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TRACKLIST

  1. Faculties of Time
  2. Abandoned Desires
  3. Parallax
  4. All Is Not Lost Is Long Forgotten
  5. The Constant Dissonance
  6. Never Again
  7. All Consuming Filth
  8. Let The Pleasure Destroy Me
  9. In Apathetic Isolation
  10. The Venom Comes In Droves
  11. Despondency
DURATA: 31:00

Gli Implore sono una scheggia impazzita. Al terzo disco in quattro anni il quartetto tedesco non è più una novità, soprattutto considerato che Alienated Despair è già il secondo lavoro nientemeno che su Century Media.

La cosa che più sorprende degli Implore è come riescano a rendere tutto terribilmente urgente, come malgrado la quantità di materiale pubblicato tutto quello che rientra nei loro dischi suoni sentito e assolutamente necessario. Certo, i lavori targati Century lasciano un po’ perplessi per quanto riguarda la produzione dei generi più estremi, a volte poco personale e troppo asettica (un’impressione peraltro avuta già proprio con un’altra band death tedesca in tempi recenti, i Deserted Fear), e anche nel caso di Alienated Despair a tratti pare che gli strumenti siano stati compressi un po’ troppo. Nonostante questo però il risultato finale è un sound sporco il giusto, che per 31 minuti trascina il malcapitato in un vortice di riff, grida sguaiate e porcherie di vario genere e tipo.

Come i loro compaesani Ancst, anche gli Implore non sono di umore troppo arzillo, e anzi rispetto al collettivo berlinese i ragazzi di Century Media si dedicano meno al sociale e più alla pura e semplice disperazione, pur se non mancano un paio di pezzi particolarmente critici nei confronti della società moderna. In particolare “All Is Not Lost Is Long Forgotten”, ma anche e soprattutto “Never Again” sono un neanche troppo criptico messaggio di rifiuto nei confronti dell’occidente, delle nuove destre e dei totalitarismi moderni («Wolves from the east / Planting the seeds / The threat to my liberties / (…) For one arm a thousand fists»). In tutta questa roba che urla a pieni polmoni Trap Them e Disfear a ogni nota non poteva certo mancare il nostro prezzemolino svedese preferito: proprio su “Never Again” arriva a urlare il caro vecchio Tompa, e siamo tutti più felici. Poco altro da dire, se non che il fatto che una major si interessi a proposte di questo tipo lascia ben sperare per il futuro del grind, del crust e anche per l’estinzione dell’umanità, che prima arriva e meglio è.

Alienated Despair è stato composto di getto ad aprile di questo stesso anno, è stato registrato il mese successivo, e a meno di sei mesi di distanza siamo già qui a parlarne. Persino i ringraziamenti nel libretto sembrano scritti a novecento all’ora: «grazie ai nostri amici, alle band con cui abbiamo suonato e a chi ci ha supportato finora, sapete chi siete» e nient’altro. Non certo un lavoro rifinito e concettuale, non certo canzoni per chi è in cerca di ascolti complessi e impegnativi, ma un canzoniere di malessere e rifiuto da sparare a tutto volume senza pensarci su. E si salvi chi può.