IN MY EMBRACE – Black Waters Deep
Nati nel 2004, gli In My Embrace sono arrivati ai giorni nostri con alle spalle la pubblicazione di un EP nel 2014, un singolo e, l'anno scorso, il primo album effettivo, "Black Waters Deep". Oggetto di questa recensione, il lavoro degli Svedesi, rilasciato tramite la Sliptrick Records, si dimostra molto facile da ascoltare e altrettanto semplice da digerire e assimilare, ma presenta anche qualche imperfezione.
Fautore di un Black Metal di stampo prettamente Melodico, il quartetto ha concentrato in questo disco una serie di idee e di spunti di qualità, mescolando ritmiche incalzanti e accelerazioni esplosive a momenti meno spinti prettamente dedicati alla tessitura di trame melodiche spesso molto interessanti. Se il passaggio dall'intro acustica "The Coming Storm" alla titletrack è molto ben realizzato, quest'ultima, insieme alla successiva "Into Oblivion – Dead To Dust Descend Part II" e a "Thy Abhorrence", ci consegna uno dei momenti migliori dell'intero lavoro, se non il migliore in assoluto. Il susseguirsi di spunti intriganti ma non abbastanza ispirati, o forse non adeguatamente sfruttati (come in "Next Chapter" oppure in "Voyage Of Thoughts"), penalizza però notevolmente l'operato dei Nostri.
Per quanto abbondino gli aspetti positivi, sfortunatamente, riscontriamo una altrettanto grande pecca in "Black Waters Deep", una sbavatura non così trascurabile che potrebbe essere riassumibile in una sola, piccola domanda: «ma che problemi hanno i My Embrace con i finali?». Da "Of Ache And Sorrow" ha iniziato a farsi prepotente strada in me il dubbio che non avrei mai incontrato, proseguendo con l'ascolto, una sola canzone dalla conclusione chiara, nitida e definita, che voglia essere un finale e non solo una chiusura perché non si sa come terminare il pezzo. Per carità, anche la scelta di optare per una coda strascicata sarebbe potuta essere valida, indubbiamente, ma non questo. La diretta conseguenza di questa opzione reiterata è una perdita di consistenza dell'intero operato, tale da far risultare un po' pointless anche una strumentale ispirata quanto la conclusiva "Autumn Storm Despair".
Detto ciò, il disco di debutto dei Nostri non è nemmeno da giudicare esclusivamente per i suoi difetti, poiché gli spunti positivi e i momenti interessanti abbondano, all'interno di questi complessivi trentaquattro minuti. Che gli In My Embrace potessero fare meglio è fuori discussione, tuttavia non me la sento di bocciare "Black Waters Deep". Un debutto un po' zoppicante, mettiamola così, ma che nonostante i difetti mi fa ben sperare per il loro futuro.