IN THE WOODS… – Cease The Day
Gruppo: | In The Woods… |
Titolo: | Cease The Day |
Anno: | 2018 |
Provenienza: | Norvegia |
Etichetta: | Debemur Morti Productions |
Contatti: | ![]() ![]() ![]() |
TRACKLIST
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DURATA: | 54:00 |
I puntini di sospensione alla fine del nome sono stati uno dei motivi che mi hanno spinto, da metallaro imberbe e suggestionabile, ad ascoltare per la prima volta gli In The Woods…; mi trasmettevano un senso di incertezza che, per forza di cose, doveva andare oltre l’apparenza e riguardare anche la musica che suonavano. Così era e così è stato, in definitiva, perché una volta rimessi i pensieri in fila dopo un silenzio durato diciassette anni il kairos (dal greco καιρός, il momento supremo) immortalato di nome e di fatto su Omnio (1997, Misanthropy Records) — e solo di fatto su Strange In Stereo (1999, Misanthropy Records) — è andato perdendosi.
Nel 2016 sono tornati con Pure (Debemur Morti) — che vedeva ancora coinvolti i fratelli Botteri, assieme ad Anders Kobro e al nuovo entrato Mr. Fog, già attivo negli Old Forest e negli Ewigkeit — placando la nostalgia di una parte dei fan e suscitando le critiche dell’altra. Pure è un disco attuale, lo è per i suoni e lo è per la scrittura che, a differenza delle prove passate della band, appare in cerca di coerenza più che di istrionismo: pezzi articolati e imprevedibili cedono il passo a strutture semplici e melodie di impatto.
Possiamo fare lo stesso discorso con Cease The Day, e forse ampliarlo, perché l’uscita di Christian e Christopher Botteri sembra incidere sensibilmente sulla composizione, qui ancora più asciutta e orientata verso la forma canzone; a dispetto della durata della maggior parte dei brani, che si attestano tutti al di sopra dei sei minuti, tranne uno. La produzione massiccia fornisce all’album un carattere quasi anthemico, muscolare, il cui schematismo fa dimenticare, in diversi frangenti, che stiamo ascoltando gli In The Woods… e non una qualunque band sospesa fra prog metal e qualcosa di più estremo. Messi da parte gli arzigogoli, Mr. Fog e Kobro forniscono una prova tecnicamente ineccepibile e godibilissima, nel complesso, ma priva del mordente che ci si aspetta da una firma storica. Badate bene, non è una questione che si riduce alla solita antitesi fra passato e futuro, in questo caso riguarda proprio lo spirito di rottura che rendeva gli In The Woods… più pionieristici degli Arcturus, lo stesso che alimentava la follia verbosa dei Solefald. Di questo spirito non si intravede che un alone qua e là, fra episodi che sembrano usciti ora dalla penna degli Amorphis (“Cloud Seeder”) — che il metal melodico lo possono spiegare un po’ a tutti — ora da quella degli Enslaved meno ispirati (“Strike Up With The Dawn”). E fa specie che una band con certi trascorsi interpreti il cambiamento non più nel senso progressive del termine, ma al contrario, normalizzandosi e mancando di quel fervore creativo necessario anche a scrivere musica semplice. Se Cease The Day l’avesse pubblicato un altro gruppo, magari agli esordi, adesso quasi certamente staremmo parlando di buone premesse cui dare seguito con una prova di maggiore personalità; invece la firma è la stessa che si trova su un debutto come Heart Of The Ages (1995, Misanthropy Records) e su giocate che hanno rimescolato tutte le carte in tavola come Omnio e Strange In Stereo (nomen omen per davvero).
Il cervo in copertina, smarrito fra le macerie di una città in rovina, senza volerlo diventa la rappresentazione grafica di queste osservazioni: non siamo più nei boschi, dove bizzarri sentieri conducevano a luoghi altrettanto fantasiosi, ma in un paesaggio urbano abbandonato nel quale non possiamo, pur con tutta la buona volontà, sentirci a casa. È auspicabile che quei puntini di sospensione tornino a essere il preludio di musica stravagante frutto di un nuovo respiro creativo, e che smettano di instillarci il dubbio che la magia di un tempo si sia estinta per sempre.