INCA BABIES – Deep Dark Blue
Gli Inca Babies sono un gruppo storico della scena post punk-death rock britannica, la cui rinascita avvenuta nel 2007 ci aveva consegnato un album, "Death Message Blues", che, oltre a esprimere al meglio le doti affascinanti della melancolia ottantiana intrisa di blue, si erge a testamento ultimo dello scomparso bassista Bill Marten, il cui posto è adesso ricoperto da Vincent Hunt. A completare la formazione che ha dato vita al nuovo "Deep Dark Blue" ci sono poi Henry Stafford alla voce e alla chitarra insieme a Rob Haynes dietro le pelli.
È stata una scoperta interessante questa uscita, un viaggio nel passato nel quale vari personaggi e atmosfere anche differenti si sono trovati a presenziare. Vi sono momenti che permettono alle sensazioni gotiche di Bauhaus e Cristian Death di aleggiare, convergendo verso la melancolia del Chris Isaak più poetico, è presente il rock dei Doors e dei Violent Femmes che si fonde con The Cramps e The Birthday Party, è un'onda surf estiva che esprime il lato più grigio perlaceo del ricordo settembrino sognante e costantemente in bilico tra il dolce e l'amaro.
Per descrivere l'album l'aggettivo suggestivo credo sia il più adatto, è amichevole, una compagnia che alle volte sembra spalleggiarti, altre invece ti trascina giù come farebbe una bottiglia di whisky dopo una nottata tempestosa. I ritmi sanno velocizzarsi, tenete in considerazione l'apertura affidata a "My Sick Suburb", "But Not This Time" e sul finire la vivace espressione di "Some Kinda Reason", e quietarsi, penso a brani riflessivi quali "Endgame Check Out Club" e Slick". La titletrack invece chissà per quale motivo e assonanza mi ha riportato alla mente "Vultures" degli Offspring, che a sua volta era un bel furtarello all'anima di Seattle targata Nirvana, il gruppo di Dexter Holland però avrebbe sicuramente da apprendere dagli Inca Babies come infondere atmosfera e fornire quella tinta blue che fa la differenza.
Potrei dilungarmi e dilungarmi su ogni singola canzone, "Tower Of Babel" ad esempio mi fa letteralmente sballare col suo incedere macchiato di blues, è come avere tredici storie dalle quali attingere e da lì costruire il palco su cui metterle in scena. Preferisco invece fermarmi qui e consigliarvi l'ascolto degli Inca Babies di "Deep Dark Blue", augurandovi d'incrociarli dal vivo, è in quell'ambito difatti che potrete apprezzare al meglio il gusto di vissuto che la loro musica contiene. Questi veterani non tradiscono le attese, bravi.