INFERIOR – Unsoiled
Nella vita capita di voler fare tanto, forse troppo in un'unica volta, perdendosi un po' per strada: ci sono momenti in cui un pezzo in meno o una durata inferiore potrebbero aiutare la band di turno a ottenere risultati più incisivi. In questo caso, gli Inferior.
Il quartetto svedese di Karlstad (nato originariamente con il nome di Nodawn) è composto da elementi attivi da anni nell'underground metal: abbiamo il cantante-bassista Kristian Karlsson, noto per la sua presenza nei Fetus Stench e nei The Law; il batterista Thomas, suo compagno di avventura sin dai tempi della primordiale incarnazione del complesso; e i due chitarristi CF e Jonas Thorsén, il primo ex degli ormai sciolti Slaughterours, il secondo membro dei Malsum. Il gruppo è fautore di un thrash-death metal particolarmente aggressivo, nel quale il groove dei primi Machine Head, melodie, caratteristiche old-school dei vecchi Sepultura e di nuova generazione alla The Crown trovano il modo di convivere in maniera piacevole. Dopo aver rilasciato una serie di demo ("Religious Disease" nel 2006, "Seeds Of Death" nel 2008 e "Completing The Prophecy" nel 2009) e un ep eponimo (2009), gli Scandinavi debuttano su lunga distanza nel 2013 con l'album "Unsoiled".
Il disco in apertura martella pesante e incazzato, portando con sé il marchio di fabbrica del suono svedese nel riffato graffiante delle chitarre dai tratti Entombed, con "Deserter's Territory": un pezzo nel quale Kristian fa già intendere che la sua prova vocale non concederà spazi a forme estreme di pulizia e ritornelli faciloni. Successivamente ci regala canzoni maggiormente performanti come "Throne Of Dependency", nella quale è possibile apprezzare le doti muscolari in possesso del gruppo. L'accoppiata composta dall'atmosferico intermezzo acustico "Fires From The Past" e la successiva "Perish" espone all'orecchio qualcosa di lievemente diverso, inserendo in zona centrale un momento di quiete apparente. Abbiamo poi un paio di tracce abbordabilissime e scapoccianti quali "Serpentine Roads To Decay" e "The Maker's Waste"; quest'ultima e "Soil Voyage" tendono però a mostrare il fianco, pagando il dazio di un minutaggio probabilmente troppo esteso. Obbiettivamente mi viene da pensare che con una decina di minuti in meno la scaletta avrebbe goduto di una fruibilità superiore rispetto a quella effettiva.
"Unsoiled" è ben prodotto, graficamente curato e palesa la voglia di professionalità che la formazione intende trasmettere. Certamente gli Inferior hanno ancora un paio di piccolezze da sistemare, tuttavia — tenendo conto che per loro questo è il reale inizio dei giochi — preferisco vedere il bicchiere mezzo pieno, augurandomi che il proseguimento su questa gradita, ma riveduta e corretta, strada li conduca a produrre un secondo album ancora più interessante.