INGRANAGGI DELLA VALLE – In Hoc Signo
Debuttare col botto? Si può, chiedetelo ai romani Ingranaggi Della Valle. La formazione capitolina sotto contratto con la Black Widow — etichetta che continua a dimostrare abilità e voglia di supportare l'arte, puntando con coraggio spesso e volentieri su ragazzi molto giovani (l'età media degli artisti in questione si aggira sui ventuno anni) — ha dato alle stampe "In Hoc Signo", mettendo in chiaro di voler dire la propria in maniera convincente e qualitativamente interessante sin da subito.
L'album è imperniato su di un concept legato al periodo storico della prima crociata (1096), voluta fortemente da Papa Urbano II, e a eventi quali la caduta della capitale dell'Antiochia, Nicea, per mano dei Bizantini (1097). Il tutto viene raccontato avvalendosi di una gamma di influenze ampia, è infatti possibile riscontrare trame e richiami vari che portano alla mente grandi gruppi: limitandomi al panorama nostrano, ritengo sia giusto citare autorità come la P.F.M., i Perigeo, i Museo Rosenbach e gli Arti E Mestieri.
Questo aspetto potrebbe farvi pensare a una band particolarmente derivativa nel suo approccio al genere, ma dato che stiamo trattando una realtà che compie i suoi primi passi è inevitabile che quel tipo di fardello sia presente; tuttavia la piacevolissima prestazione strumentale capace di far convivere melodie mediorientali, atmosfere d'altra epoca e una vena poetica profonda (esaltata dalla prova vocale evocativa e in certi casi fornita di peculiarità teatrali del cantante Igor Leone) ci consegna un debutto di gran classe. Non starò qui a indicarvi quale sia il pezzo migliore del disco, devo ammettere che la scaletta — a parte la complessità rilevabile in un paio di passaggi che avrebbero potuto essere più concisi — è godibile in toto. Forse il trittico di brani in apertura formato da "Cavalcata", "Mare In Tempesta" e "Via Egnatia" possiede un pizzico di freschezza in più rispetto al resto, ma è di minuzie che si discute.
"In Hoc Signo" è un gran bell'album e leggendone le note interne al libretto non posso non rilevare nomi di primaria importanza fra le collaborazioni, come quelli di David "Jaxon" Jackson dei Van Der Graaf Generator (sax e flauto in "Finale") e dell'ex Änglagård e rinomato produttore Mattias Olsson (batteria e percussioni in "Jangala Mem", sintetizzatore ed effetti noise in "Il Vento Del Tempo"), due artisti che penso chiunque vorrebbe avere a propria disposizione.
Gli Ingranaggi Della Valle entrano per meriti in quel gruppo di giovani leve da seguire con attenzione: sono dotati, sono eclettici, hanno l'età dalla loro parte e le idee già chiare fanno presagire un futuro in crescendo, nel quale potranno togliersi parecchie soddisfazioni. Il sottoscritto, augurandoglielo di cuore, ve ne consiglia l'acquisto.
Caspita, questo non l’avevo visto. Molto Interessante!
David Jackson si è talmente innamorato del prog italiano sin dai tempi dei Van Der Graaf che i suoi strumenti a fiato si trovano ormai solo nei dischi italiani!
Caspita, ho appena sentito Mare in Tempesta, ottimo pezzo davvero! Mi devo procurare l’album.