ISGÄRDE – Jag Enslig Skall Gå
Gruppo: | Isgärde |
Titolo: | Jag Enslig Skall Gå |
Anno: | 2016 |
Provenienza: | Svezia |
Etichetta: | Symbol Of Domination Productions / Black Plague Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
|
|
DURATA: | 43:41 |
Öland è un'isola svedese situata nel mar Baltico che — nonostante la geografia non sia la materia di cui ci occupiamo su Aristocrazia — io mi vedo costretto a citare, in quanto l'album qui presentato è dedicato proprio a questa isola. Isgärde è infatti un progetto neonato e guidato in solitaria da Somath, polistrumentista che (chi l'avrebbe mai detto?) vive proprio su Öland e debutta con la sua primissima fatica musicale con questo disco intitolato "Jag Enslig Skall Gå".
Ciò che ci viene presentato è un Black Metal che prevedibilmente riflette la tradizione scandinava, unendo le cavalcate selvagge e fiere tipiche dello stile patrio con sezioni più fredde e taglienti maggiormente accostabili alla concezione norvegese; l'insieme viene poi spolverato con melodie malinconiche foriere di un istinto epico che, unito a frequenti incursioni di tastiera, potrebbe talvolta lontanamente essere associato a un retaggio artistico dipendente da un certo "Dark Medieval Times", sebbene la componente atmosferica del capolavoro del 1994 abbia ovviamente un peso specifico oltremodo superiore rispetto a quella contenuta in questo lavoro. Parti di maestosa oscurità si fondono con movenze più ariose (passatemi il termine), poco prima che riff di scuola svedese vengano additivati con vaghe e pastose reminiscenze burzumiane, alternandosi a melodie dal sapore naturalistico: insomma, una notevole gamma di soluzioni.
Ahimè, va detto che l'amalgama sopra descritto risulta spesso scoordinato e troppo poco coeso, intervallando influenze e scelte stilistiche senza alcun apparente filo logico e senza soluzioni di continuità, ottenendo il poco invidiabile risultato di spezzettare eccessivamente il disco, frammentandone in maniera significativa il feeling, compromettendone così l'organicità, spiazzando e confondendo l'ascoltatore. Quest'ultimo — dopo aver fallito nel tentativo di comprendere dove il Nostro voglia andare a parare — finisce con il cadere preda di un tedio fisiologico che non è di certo il miglior biglietto da visita per un debutto. Spiacevole il fatto che momenti di qualità e con un buon potenziale emotivo vengano troppe volte oscurati da quelli che sembrerebbero essere goffi tentativi di forzare i pezzi a essere più maligni di quanto non siano, o al contrario di spingere in una direzione atmosferica che rischia però di diventare parodiale.
L'impressione generale è dunque che — in un senso o nell'altro — Somath pecchi di presunzione, evidenziando grossi limiti nella capacità di rendere fluido e omogeneo il risultato finale, palesando un'elevata dose di immaturità e mettendo in mostra lacune ancora un po' troppo gambizzanti; chissà, forse sarebbe stato meglio fare un po' di gavetta con qualche uscita meno pretenziosa o comunque prendere ancora dimestichezza con la materia, prima di cimentarsi immediatamente con un album sulla lunga distanza. In ogni caso, per il momento il progetto Isgärde è rimandato a settembre, sperando che il mastermind si prenda il tempo per ordinare le idee (quindi non necessariamente settembre di quest'anno, ecco), per indirizzare i propri sforzi con maggiore consapevolezza e per fare pratica con i propri intenti e le proprie capacità; nel mentre, un ascolto a "Jag Enslig Skall Gå" potreste darlo se siete degli irriducibili, famelici e insaziabili fruitori di Black Metal, ma in caso contrario non abbiate rimorsi nell'impiegare la vostra attenzione e il vostro tempo in altre cose.