JOHN, THE VOID – III – Adversa
Dopo un ottimo debutto qual è stato II, uscito poco meno di tre anni fa, cosa aspettarsi dal nuovo lavoro dei John, The Void? I cinque pordenonesi, agli albori di questa anomala primavera, danno alle stampe il primo frutto della collaborazione con Argonauta Records, un disco che fa ripiombare l’ascoltatore in un calderone di atmosfere grigie e annichilenti, con buona pace delle belle giornate e della vita che rifiorisce dopo l’inverno.
La curiosità per III – Adversa è tanta, in virtù delle particolari tinte che ammantavano la precedente opera, a metà strada tra un post-metal granitico e una colonna sonora fantascientifica. Per stessa ammissione dei Nostri, questa volta l’approccio è stato più concreto, più con i piedi per terra. Noi prendiamo un po’ con le pinze questa affermazione, perché se a volte può risultare effettivamente così, per la gran parte dei cinquanta minuti e spiccioli ci troviamo nuovamente di fronte a un’ottima commistione di elementi sintetici e non, sapientemente miscelati e adornati dai latrati sofferenti di Marco Zanella. E meno male, perché quei punti in cui le cose si fanno troppo concrete suonano come i punti più deboli del lavoro, quelli pervasi dalle influenze post- quanto basta per puzzare di già sentito, come per esempio in alcuni momenti di “Dark City Of Error” e della conclusiva “A Permanent Change”, in cui lo spettro degli ultimissimi The Ocean risulta un po’ ingombrante.
Per fortuna, come già accennato, il grosso dell’album è rappresentato dai migliori John, The Void: partendo da “Shapeshifter” (più una lunga e suggestiva introduzione che un brano vero e proprio) si arriva a vette di qualità come l’ottima “A Cold Becoming”, passando per episodi di transizione ma che brillano comunque di luce propria, quali “Adversa”. Il resto è un po’ più normale, pezzi composti ed eseguiti ottimamente, che si mantengono su livelli alti ma che probabilmente cedono un filo in termini di originalità e personalità rispetto a quanto sentito tre anni fa. Sia chiaro, tuttavia, che tutto questo aspetto è sì un punto leggermente a sfavore del disco, ma finché le influenze sono queste — e finché il tutto incontra il gusto dell’ascoltatore, chiaramente — è proprio un bel sentire.
Al netto delle considerazioni fatte, i John, The Void si confermano con III – Adversa tra i gruppi di punta del panorama italiano in generale e di questo genere in particolare: distinguersi nel marasma di uscite fin troppo simili tra loro è una cosa parecchio difficile nel 2019, i Nostri hanno avuto il merito di individuare un sentiero personale in tempi non sospetti e di riuscire a seguirlo oggi in maniera coerente.