JOURS PÂLES – Éclosion
Visti i musicisti coinvolti nella realizzazione di Éclosion, i Jours Pâles si sarebbero dovuti impegnare per debuttare con un brutto disco. Debutto, però, potrebbe non essere la parola adatta, visto che la creatura di Spellbound aveva già avuto a che fare con LADLO, anche se con un nome e una formazione leggermente diversi. Nel 2019, infatti, il cantante degli Aorlhac aveva messo in piedi gli Asphodèle assieme ad Audrey Sylvain (ex-Amesoeurs), Wilheim e Stéphane degli Au Champs De Morts e Christian Larsson, l’ex Patient C degli Apati e bassista degli Shining negli anni dello split coi Monumentum, di 8 ½ – Feberdrömmar I Vaket Tillstånd e del loro penultimo album IX – Everyone, Everything, Everywhere, Ends. E con questo grazioso gruppetto di gentaccia aveva dato alle stampe nello stesso anno un unico disco, intitolato — guarda caso — Jours Pâles.
Sciolta la summenzionata combriccola, Spellbound — al secolo Florian Lecomte — non ha mollato la presa sul depressive rock-post-atmospheric black nemmeno per sbaglio. Assieme al bassista svedese con cui aveva lavorato agli Asphodèle, ha trovato manforte nel pluri-impegnatissimo James Sloan (chitarrista e membro fondatore degli Uada che l’anno scorso ha detto la sua in ambito atmospheric-depressive tramite Anachitis e Grave Light) e nello sconosciuto batterista Phalène, e con il loro aiuto ha proseguito il suo personalissimo viaggio esplorativo tra le magiche nebbie del depressive qualsiasi-cosa. La nascita del nuovo progetto è stata annunciata il 18 febbraio 2020 e tempo un anno è arrivato Éclosion, con i suoi 50 minuti di malessere e oppressione, arricchiti dalla partecipazione di Sylvain Bégot dei Monolithe, di Ondine dei Silhouette e del mai abbastanza devastante/devastato Graf degli Psychonaut 4.
Se quando c’era lei Spellbound e compagnia cantante serpeggiavano consapevolmente tra quei lidi depressive rock-black abitati da Katatonia, Lifelover e Psychonaut 4, ora non è che la situazione sia cambiata moltissimo. I Jours Pâles di Éclosion seguono le coordinate solcate dagli Asphodèle, eppure considerarli una semplice nuova pelle della stessa formazione sarebbe un po’ riduttivo. Okay, la nuova band non ha perso la sua solita joie de vivre, ma il contributo di Sloan alle ritmiche, del monolitico Bégot sugli assoli, il delicatissimo assalto di Ondine con cui Spellbound duetta in “Éclamé” e gli affilatissimi lamenti di Graf su “Des Jours A Rallonge” fanno la differenza. Senza menzionare il lavoro di mixing e mastering a opera di Frédéric Gervais (Orakle, Cor Serpentii): il musicista e produttore d’oltralpe si era sì occupato anche di Jours Pâles, ma il lavoro fatto su queste nove tracce è riuscito ancora meglio.
Poco altro da aggiungere. Éclosion non è un disco rivoluzionario e non riscrive i canoni del genere — non penso neanche sia stato scritto a quello scopo — ma ha qualcosa da dire sul fronte del depressive-atmospheric e sa come dirlo. Con un primo passo così consapevole e ben rifinito, sia sul piano acustico che estetico (con logo realizzato da Moonroot, mentre foto e immagine di copertina sono stati appannaggio di Onodrim), non viene difficile immaginare un futuro per i Jours Pâles: roseo di nome, ma nero pece di fatto.