JUGGERNAUT – …Where Mountains Walk
Gruppo: | Juggernaut |
Titolo: | …Where Mountains Walk |
Anno: | 2009 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | Subsound Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 58:50 |
Growl stampato in faccia, diretto. Un'abissale prova di abilità con il semplice uso del petto. L'inhale ha un nuovo uso, atmosferico, sovraccarico di tensione e univoco in un gigantic post-core, come recita la Subsound Records.
"Of Snakes And Men" libera nell'aria un gas che può esplodere alla minima scintilla, ma ci vorranno evocativi intermezzi post-rock per far echeggiare nelle vostre orecchie l'alta e lenta voce di Salvatore Blasi, cantante che si rivela dal primo secondo abile, mostrando successivamente una buona capacità anche nelle strade basse e pulite, il tutto per dare spazio a una splendida e netta esecuzione ritmica da parte delle chitarre; è una voce risucchiante che attrae l'ascoltatore in un vortice di buio porpora.
Durante l'ascolto di "…Where Mountains Walk" si passa dalla alternata, melodica e jazz "Flamingoes" alla terza "Seven Companions And An Empty Chair", quest'ultima mostra il sapiente uso di varie distorsioni ed effetti con l'aggiunta di una voce articolata, che non si riveleranno mai dei finti ritocchi! La musica dei Juggernaut potrebbe sembrare agli occhi di tutti gli appassionati dell'estremo un semplice prodotto derivativo: ebbene non lo è! Dotata in realtà di una possente corporatura melodica, l'influenza core acquista il proprio significato emotivo in funzione della loro durezza.
In "Nailscratched" assistiamo a un classico ma sempreverde assolo, la rapidità è presente in buona quantità nell'ultima parte e gli stacchi tecnici saranno molto apprezzati da chi accetta con buon gusto rallentamenti e velocità melodica, che continuerà con "Day Of The Dances", spiccatamente death metal. Come si possa arrivare al limite di un'atmosfera autunno-invernale, ce lo mostrano poi in "Thank You For Not Discussing The Outside World": la nevicata di percussioni e ritmiche si fa sempre più bianca e pura, tutto cade e si ricostruisce con la tenacia di una buona voce hardcore; la quale in "Diario" sarà l'esempio — pittoresca e sentita — di tutta la produzione. Qua i Romani si aggirano in un ambiente post-metal con violenza hardcore, squarciando tutto il loro passato al quale Salvatore guarda con rabbia. Gli Juggernaut bucano la strada, conficcando riff psichedelici e terminano in una fine soporifera.
L'unico neo che salta agli occhi a fine disco è la pesantezza: le canzoni sono tutte originali e personali tra di loro, ma peccano di un'eccessiva durata che le rende a lungo andare dispersive. Verso le ultime tracce ci sentiremo infatti spaesati e con la voglia di chiudere; nonostante tutto, ogni canzone da sola vale molto. Valutatele dunque nella loro individualità e non solo nel loro intero contesto.