Kalkas - Envoûtante Sève | Aristocrazia Webzine

KALKAS – Envoûtante Sève

Gruppo: Kalkas
Titolo: Envoûtante Sève
Anno: 2022
Provenienza: Svizzera
Etichetta: Table Bass Records
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TRACKLIST

  1. Au Milieu Du Feu, Il Est Leur Guide
  2. Écorce Tombante
  3. Quand Chantent Les Haches
  4. L’Homme Qui Pleure
  5. Envoûtante Sève
DURATA: 39:51

Envoûtante Sève è il notevole album di esordio del giovane trio svizzero dei Kalkas, edito per la Table Bass Records. Pierre Guanzini, Maxime Sacchetto e Robin Oulevay propongono una strana e davvero interessante alchimia di suoni, mescolando stoner e psych rock a un post-doom molto peculiare, per intessere una trama ispirata al rapporto controverso dell’uomo verso la natura.

Envoûtante Sève, cioè linfa ammaliante, è un’opera coraggiosa e intensa. È una confessione, uno sfogo, dedicato a tutte le persone dotate della stessa sensibilità naturalistica, un simbolico falò notturno attorno al quale riunirsi. Non è un caso, infatti, che la prima traccia “Au Milieu Du Feu, Il Est Leur Guide” (in mezzo al fuoco, è la loro guida) apra l’album proprio con lo scoppiettio di un fuoco, accompagnato da accordi morbidi, echeggianti, che evocano la quiete e il silenzio di una foresta all’imbrunire. A seguito di questa breve fase introduttiva, molto orecchiabile, l’atmosfera si fa più cupa e il narratore ci accoglie con la sua voce grave per accompagnarci verso il buio della foresta. Sentiamo quindi il fuoco ardere più forte mentre il nostro ospite incappucciato ci guida negli anfratti più nascosti; di pari passo, la parte ritmica accelera e la chitarra grida i suoi richiami lamentosi nel buio.

In preda forse a qualche estasi mistica, i ritmi esplodono con la seconda traccia “Ècorce Tombante” (corteccia che cade), che è decisamente la più rock dell’intero album. La batteria, tonante, rimbomba scandendo un ritmo frenetico e liberatorio a cui gli altri strumenti fanno eco volentieri. Qui cominciamo tuttavia a sperimentare l’affascinante altalena emotiva che il trio ha voluto trasmettere: seppur apparentemente allegra, la traccia nasconde una vena aggressiva, a tratti però bilanciata da rallentamenti e momenti riflessivi più tipici del doom.

La voce narrante ci raccoglie di nuovo al termine della traccia e ci guida alla successiva. “Quand Chantent Les Haches” (quando cantano le asce) conferma che il viaggio proposto dai Kalkas non è solo una sublimazione delle emozioni negative. Lo sdegno e la rabbia provati dagli artisti verso lo scempio umano nei confronti della natura trovano sicuramente molto spazio nella narrazione, tuttavia l’opera non si limita a questa manifestazione. Il sound rievoca soprattutto le suggestioni e le atmosfere della natura grezza, interpretandola come nel tentativo di leggerne lo stato d’animo. La traccia appare quindi ancora calma e riflessiva, punteggiata da piccoli momenti melodici, che ben presto però lasciano spazio a impeti gravi, profondi e incalzanti.

A questo punto il narratore ci porta da “L’Homme Qui Pleure” (l’uomo che piange), in principio una sorta di triste danza, creata dal forzato connubio tra le armonie solitarie della chitarra con la parte ritmica che, invece, aspetta paziente sullo sfondo, come a lasciarle spazio. Man mano però che lo strumento protagonista, inconcludente, capisce di non poter suonare da solo, i ritmi cominciano ad aumentare e i suoni ad amalgamarsi. Finalmente in armonia, i tre strumenti riprendono a suonare insieme, più vivaci, più energici e forse più consapevoli.

L’album si chiude infine con la title track, dai ritmi profondi e quasi tribali che fanno da sfondo all’ultimo racconto della nostra guida. I suoni qui disegnano orizzonti ancora più suggestivi e armonici, come un paesaggio sconosciuto che ci scorre accanto durante una corsa. Ancora una volta i Kalkas scelgono di esaltare e valorizzare ciò a cui si ispirano, la natura, piuttosto che focalizzarsi soltanto sulle personali reazioni emotive. Ciò non toglie che esse siano manifeste, grazie principalmente a un linguaggio musicale decisamente efficace. È così quindi che nella sua alchimia il gruppo riesce a parlarci sia di bellezza che di sgomento, di poesia e decadenza.

Nel complesso Envoûtante Sève è un album decisamente degno di nota, anche per il solo fascino che riesce a creare. Sonorità imprevedibili portano l’ascoltatore a volersi addentare nell’oscura foresta dove Kalkas attende, pronto a svelare i suoi segreti a chi vorrà ascoltare.