KANAAN – Double Sun
La mia lista di album da ascoltare in macchina mentre idealmente guido di notte, magari su qualche strada sperduta, continua a crescere sempre di più. L’ultimo arrivato è il qui presente Double Sun, che ho deciso di inserire più o meno dopo aver ascoltato un minuto o giù di lì del secondo brano, “Mountain”.
I Kanaan riescono a far suonare la Norvegia come un posto incredibilmente caldo, quasi come se vi splendessero due soli, in effetti; la copertina, minimale ma certamente d’impatto, e i suoi toni arancio fanno a questo proposito il loro lavoro in modo molto efficace. Devo ammettere che il primo brano, “Worlds Together”, è forse un po’ fuorviante, in quanto le sonorità prevalenti sono permeate da atmosfere quasi progressive e danno l’idea che l’ascoltatore debba prepararsi a questo; e invece no, perché poi arrivi alla già citata “Mountain”, che è anche il pezzo più lungo dell’album con i suoi dodici minuti, e ti accorgi che in realtà: aspetta, questo è stoner psichedelico strumentale, roba desertica, piena di improvvisazioni fusion; l’anima di questi tre giovani musicisti è ben piantata in California, senza ombra di dubbio.
Double Sun è piuttosto breve ma ben strutturato, non si perde in chiacchiere e non utilizza artifici banali per allungare il brodo. Se “Mountain” è il pezzo più completo di tutti, quello che subisce un’evoluzione più evidente, ciò non va assolutamente a sminuire il lavoro svolto nei restanti brani. “Öresund” connette idealmente la prima e la seconda parte del disco e prende il nome dall’omonimo ponte che collega la danese Copenaghen e la svedese Malmö, reso famoso nel mondo — o quantomeno in Europa — dalla serie nordic noir The Bridge; “Worlds Apart” fa da controcanto al brano d’apertura “Worlds Together” ponendosi quasi come il suo esatto contrario, prediligendo ritmi rapidi ed effetti più incisivi laddove c’erano atmosfere lente e prog. A chiudere Double Sun è la doppietta omonima: più desertica la prima parte, quasi alternative rock la seconda.
I Kanaan hanno altri due dischi alle spalle, Windborne e Odense Sessions, entrambi sfornati negli ultimi due anni, ed è visivamente un piacere osservare le copertine dei tre lavori una accanto all’altra: la band è riuscita nell’intento di crearsi un’immagine riconoscibile a livello grafico e, sono sicura, sta lavorando benissimo per crearsi un marchio di fabbrica anche a livello di suono. Il calore e l’energia di Double Sun lo rendono la colonna sonora perfetta per le lunghe giornate estive che ci aspettano tra qualche manciata di settimane, anche se personalmente continuo ad associarlo a lunghi road trip in macchina: chissà, magari riuscirà a riscaldare anche le piovose e lunghe giornate estive che molto probabilmente avremo qui in Finlandia. Certo, dovrei prima procurarmi una macchina, ma questi sono dettagli trascurabili.