Kauan - Kuu..

KAUAN – Kuu..

Gruppo: Kauan
Titolo: Kuu..
Anno: 2011
Provenienza: Russia
Etichetta: Avantgarde Music
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TRACKLIST

  1. Tähtien Hiljainen Laulu
  2. Kauniin Kuun Sävelen
  3. Ikuinen Junan Kulku
  4. Suora Liila Sydänkäyrä
DURATA: 44:40

È bello assistere alla maturazione di un artista, vederne — o meglio ascoltarne — i progressi, i cambiamenti e le differenze rispetto agli esordi. In questo caso, solo quattro anni sono passati dal più che buon debutto Lumikuuro, ma di acqua sotto i ponti di casa Kauan ne è passata parecchia. Creatura dell’ancora quasi imberbe Anton Belov, la formazione russa giunge oggi al traguardo del quarto disco in cinque anni; niente male per un ventiduenne.

Definitivamente abbandonate le imperfezioni — e anche buona parte dei riferimenti musicali — degli inizi, in questo nuovo Kuu.. (“Luna..”) il giovane compositore è nuovamente affiancato dalla sola violinista Lubov Mushnikova. Insieme a questa, ha continuato a seguire il percorso evolutivo che aveva portato i Kauan ad allontanarsi del tutto dagli estremismi folk-black metal di derivazione Empyrium ed Agalloch già in precedenza, per concentrarsi ancora sulle rifiniture e sui sottili giochi acustici che legano insieme queste quattro lunghe tracce.

Le canzoni continuano ad essere titolate in lingua finnica, per motivi espressivi a detta della stessa band, ma è sparita qualunque parte vocale a esclusione delle voci pulite, così come le distorsioni strumentali, appena accennate sul finale.

I nomi che oggi si possono affiancare alla produzione del duo russo sono molteplici, eppure nessuno di questi riesce a collimare perfettamente con le orchestrazioni, le aperture ambientali e le soffuse atmosfere di un disco come Kuu... I Tenhi continuano a rimanere il paragone più nobile e facile, a volte un po’ troppo, tuttavia le sensazioni e gli umori che permeano le creazioni di Belov sono molto meno cupe, più ariose, più calde; diverse, insomma. Ancora, nelle soffuse ed eteree linee di “Suora Liila Sydänkäyrä”, è innegabile un collegamento con certi Shape Of Despair di “Illusion’s Play” (nei loro interludi più blandi), unitamente a influenze dichiaratamente ambient ed elettroniche; evidentemente non è un caso che Magnus Birgersson e Keith Kenniff siano tra gli ascolti personali di Belov. Forse, anzi, proprio questa traccia lascia intravedere ancora più possibili sviluppi per futuri approcci musicali e nuove potenziali direzioni.

Non c’è più nulla di metal propriamente detto nell’essere chiamato Kauan, le sue punte più aguzze sono state smussate ed erose dal tempo, senza che questo comportasse uno svilimento della sua carica emozionale, che anzi è stata raffinata, parallelamente a una crescita personale del suo autore, peraltro decisamente migliorato e compositivamente e strumentalmente, in particolar modo dietro al microfono. Come da scuola Empyrium, e non è cosa da poco.

Un lavoro che è dichiarazione di come la vena artistica di questo giovane russo non si sia ancora sopita, ma al contrario stia tuttora cercando una propria, forse definitiva, direzione.