Ketha - Wendigo | Aristocrazia Webzine

KETHA – Wendigo

Gruppo: Ketha
Titolo: Wendigo
Anno: 2022
Provenienza: Polonia
Etichetta: Moans Music
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TRACKLIST

  1. Stoneclad
  2. Kanati
  3. Seventhunders
  4. Coyotes
  5. Waterbabies
  6. Maneto
  7. Wetsthebed
DURATA: 44:55

Voglio partire sottolineando come non conoscessi i Ketha prima che il loro ultimo album, Wendigo, arrivasse sulla mia scrivania. Sbirciando online, come è mio dovere, quindi, non ho scoperto poi molto sulla loro biografia. La formazione polacca è attiva da più di vent’anni e ha pubblicato tre album prima di questo, rispettivamente III-ia (2007), 2nd Sight (2012) e 0 Hours Starlight (2017): tutti lavori che sembrano essere stati recepiti con molto entusiasmo da un pubblico purtroppo ristretto.

I Ketha nella loro produzione hanno stabilito due punti fermi, che sono loro necessari per orientarsi nella ricerca musicale. Da un lato abbiamo la definizione di un suono molto personale, con degli elementi che vengono recuperati a più riprese e che fanno da spina dorsale ad un lavoro ossessivo, direi anche “ripetitivo”, scongiurando sin dall’inizio il rischio di dispersività. Dall’altro c’è la ricerca di soluzioni interessanti, che sia un passaggio complicato, una scelta particolare nel campo dell’effettistica, oppure un ritmo anomalo di batteria.

Cercare di etichettare Wendigo, quindi, potrebbe essere un lavoro non così semplice, a meno che si adotti la definizione di «avant-prog» come hanno fatto tanti miei colleghi. Una definizione che è corretta sulla carta, ma che a mio avviso non suggerisce indicazioni concrete riguardo a quello che i Ketha propongono.

Ci troviamo sì in un contesto progressive metal/rock, tuttavia c’è una chiara impronta alternative che ricorda le produzioni dei Tool. Al contempo si può percepire un costante sentore di minaccia che scorre sotterraneo, emergendo solo di rado (come in “Seventhunders”), e che tradisce un rapporto conflittuale con entità più estreme e con le irregolarità del djent. La contaminazione, quindi, per i polacchi è all’ordine del giorno.

Di questo lavoro mi ha colpito molto la prova vocale di Mr. Trip (mai soprannome fu più azzeccato). Le sue urla spesso ricordano quelle di un officiante invasato mentre si appresta a condurre un non meglio specificato rituale oscuro, fatto di melodie vocali brevi, ma sulla quale si trova ad insistere. Questo è uno degli aspetti più particolari di Wendigo, e senza una tale performance avremmo avuto davanti a noi un album molto diverso.

In sintesi, Wendigo è un disco che ha un solo, enorme “difetto”, visto il contesto in cui è uscito: è un lavoro che domanda all’ascoltatore di dedicargli il tempo e l’attenzione necessari per esaminare uno a uno i suoi strati — e ciò accade in un momento storico dove le uscite sono tante. Detto ciò, se sei stanco di album che hanno detto tutto al primo ascolto e desideri un lavoro che incuriosisca, che ti spinga a tornare ad ascoltarlo con la speranza di cogliere un elemento sonoro che prima ti era sfuggito, allora l’ultimo dei Ketha fa decisamente al caso tuo.