Kõdu - Unusta Kõik

KÕDU – Unusta Kõik

Gruppo: Kõdu
Titolo: Unusta Kõik
Anno: 2021
Provenienza: Estonia
Etichetta: Nigredo Records
Contatti: Facebook  Spotify  Soundcloud
TRACKLIST

  1. Sügispime
  2. Aheldatud Klaasi
  3. Aeg
  4. Kui Minna Suurele Teele
  5. Ma Kõngen
  6. Kaotsin
  7. Raev
  8. Laotus
DURATA: 35:20

Nati come duo, gli estoni Kõdu si sono più recentemente evoluti in una band vera e propria nella quale possiamo anche annoverare un po’ d’Italia, visto l’ingresso nella lineup di Samantha Surmatalv (già con Ferum e Saturnine) alla chitarra ritmica. Il vero e proprio mastermind è però Are Kangus (che ha preso il nickname eponimo di Kõdu), che nel disco ha suonato tutti gli strumenti, lasciando l’incombenza delle parti vocali a Count Vincent von Arckharum. I due sono parecchio attivi nell’underground estone, vista la militanza, tra i tanti, in progetti quali Pime e Süngehel. Kangus, tra l’altro, è titolare dei Walter Productions Studios, un aspetto da tenere in considerazione all’interno della nostra disamina: ci torneremo sopra più avanti. Da come si presenta il disco, sotto l’aspetto grafico ed estetico, ci sembrerà di avere a che fare con un pagan black metal a tinte folk, anche leggendo la presentazione a cura dell’etichetta, che parla di Unusta Kõik come di un lavoro che include tra le sue tematiche poesia estone del XIX secolo, mitologia, natura e filosofia delle popolazioni nordiche.

Basta però far partire l’album per comprendere che queste prime impressioni potrebbero essere facilmente smentite dai fatti. Sin dalle battute iniziali, l’apertura di “Sügispime” ci mette di fronte a un black metal piuttosto diretto e che presenta un certo debito con la scena norvegese degli anni ’90, sebbene reinterpretato con buona personalità. La durata dell’esordio dei Kõdu, relativamente contenuta (35 minuti), ci offre in realtà un compendio interessante in cui si susseguono blast beat e mid-tempo, dissonanze e consonanze, lead melodici (“Kaev”) e sezioni capaci di lambire territori black-thrash (“Ma Kõngen”), senza dimenticare i synth minimali di “Kui Minna Suurele Teele”. C’è dunque quasi una riproposizione di tutte le caratteristiche del black metal novantiano, ben sorrette dall’esperienza di Kangus come ingegnere del suono. L’idea di riproporre un suono analogico risulta infatti un collante fondamentale, che conferisce il giusto spessore all’intera opera. Inoltre, risulta convincente la decisione di cantare per tutto il lavoro in lingua estone, coerentemente con le tematiche trattate, dove lo scream di Count Vincent gode di ampio spazio grazie a un’ottima capacità espressiva.

Se dovessi descrivere Unusta Kõik con una sola parola, sceglierei il termine viaggio. Perché in fondo quest’album non è altro che un viaggio nel passato, sia musicalmente sia liricamente, eppure riesce a risultare fresco, diretto e con la capacità di riproporre qualcosa di già consolidato ma in termini del tutto personali. E scusate se è poco.