KREYSKULL – Year Of The Octopus
Gruppo: | Kreyskull |
Titolo: | Year Of The Octopus |
Anno: | 2012 |
Provenienza: | Finlandia |
Etichetta: | Inverse Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 37:01 |
Da dove sbucano fuori i Kreyskull? Sono finlandesi e di questo sono certo. Cosa suonano? Un ibrido, ma stavolta il materiale proposto non farà storcere il naso agli amanti della vecchia scuola, infatti la proposta è un mix di hard-rock settantiano, heavy metal e doom classico. "Year Of The Octopus" è uno di quei dischi che una volta messo su t'invita a mollare le redini, abbandonare gli strascichi del lavoro, la giornata trascorsa correndo chissà dove e per chi; ti fa venire voglia di seguirlo, di canticchiare e bere birra, sì, una buona birra gelida ci sta proprio.
Il primo passaggio nel lettore ha lasciato ricordi positivi, così ho iniziato ad ascoltarlo più e più volte, e a ogni giro aggiuntivo l'immagine di formazioni quali Candlemass, Judas Priest, Saint Vitus, Spiritual Beggars e i sempiterni Black Sabbath è diventata meno sfuocata e si è delineata. Per quanto le composizioni siano evidentemente influenzate da una serie di soluzioni notissime, non c'è un solo brano che si possa definire usando il termine riempitivo. D'altro canto non mi sento neanche di eleggere a superiore un pezzo piuttosto che un altro.
Il livello della qualità in termini di resa, impatto e capacità di coinvolgimento rimane costante per l'intera durata di "Year Of The Octopus", grazie a una prestazione strumentale compatta, che si fa pesante nei momenti più heavy-doom nei quali la voce di Kari A. Killgast diviene più ruvida e aggressiva; è bella inoltre quella distorsione grassa che impatta dalle chitarre, come si vede in "The Maze (That Satan Built)". Altre volte la musica assume tratti quasi psichedelici, epici e sognanti, ed è fantastica la semplicità con la quale il sintetizzatore s'inserisce in "Selling The Sadness"; in altre occasioni fuoriesce la natura più cristallina e di conseguenza l'ugola si schiarisce. È tutto molto ben calibrato e adornato da divagazioni solistiche che iniettano adrenalina.
Qui non è tanto importante quanto sia rock o metal il disco, quello che conta davvero è che nelle orecchie arrivino quasi quaranta minuti di buonissima musica e i Kreyskull ci facciano pure il piacere di tenersi a distanza siderale dalle produzioni seriali odierne, attenendosi a scelte dietro il mixer votate a supportare un sound retrò, logica che collima perfettamente con le intenzioni e la musicalità espresse in "Year Of The Octopus".
Un viaggio nei ricordi? Un salto nel passato voluto? Chiamatelo un po' come vi pare, fatto sta che un lavoro simile è consigliato a tutti coloro che amano il metal dal sapore ottantiano e che quindi non devono perdersi l'occasione di ascoltare l'album dei Kreyskull.