KRISTIAN HARTING – Float
Gruppo: | Kristian Harting |
Titolo: | Float |
Anno: | 2014 |
Provenienza: | Danimarca |
Etichetta: | Exile On Mainstream Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
|
|
DURATA: | 33:27 |
La musica utilizzata come mezzo per raccontare e raccontarsi, come tramite spirituale fra il compositore e l'ascoltatore: di sicuro non è la prima volta che alle note e alla voce viene chiesto di ricoprire questo difficile compito ed è ciò che l'artista danese Kristian Harting ha sentito il bisogno di fare nel suo album di debutto da solista intitolato "Float".
Harting è un musicista navigato, uno di quelli che ha suonato un po' di tutto, con trascorsi sia nel mondo metal che in quello rock, e che ha deciso di mettersi in gioco con una prima uscita dall'aspetto minimale, in cui il ruolo della chitarra acustica, dei fasci di sonorità lievemente drone ed elettroniche e la semplice vitalità del folclore più intimo e riflessivo vengono a contatto con una corrente emotiva struggente, a tratti cromaticamente grigio-buia. In questo processo però lasciano aperto un piccolo e recondito spiraglio di luce che permette alla mente di non affondare completamente in uno stato di malinconia perenne, una sorta di salvagente in grado di tenerla costantemente a galla.
L'artista in effetti pare proprio galleggiare in uno specchio d'acqua immobile e risulta quindi comprensibile aver scelto "Float" come titolo per il disco, a conferma di uno status sentimentale combattuto, ma in fase di appiattimento difensivo. È un modo come un altro per tentare di ritrovare il proprio equilibrio, dopo aver vissuto un periodo burrascoso, una sorta di pilota automatico che innescandosi tende a stabilizzare la situazione, consegnandoci sia brani più veraci, nervosi e spettrali come "Feathered Ghosts", "Queen Of The Highway" e "Kamikaze, sia altri più delicati e onirici quali "Sole Dancer", "Walk With Thor" e lo stesso "Float" che, seppur in parte, tentano di contrastare la sottile ma inesorabile scia di tristezza e frustrazione che pervade il lavoro, avvalendosi di un animo sofisticatamente pop.
"Float" è un'elegante forma di disagio che, col tempo e l'aumentare degli ascolti, si tramuta in un piacevole abbraccio. L'oscurità che lo attraversa non è di quelle che incatena, anzi dà la possibilità a chi vi si addentra di guardarsi attorno, alla ricerca di un rifugio quel tanto che basta a trovarlo; rifugio sicuramente adatto ad accogliere chiunque abbia fra le proprie preferenze musicali signori come Jeff Buckley, Mark Lanegan e Conny Ochs, compagno di Kristian all'interno della scuderia Exile On Mainstream. Se siete fra questi, non perdetevi ciò che il lavoro di Harting potrebbe offrirvi.