KRVNA – For Thine Is The Kingdom of the Flesh
Secondo album per la one-man-band australiana Krvna, regno del misterioso Krvna Vatra Smrt che cura ogni singolo aspetto musicale di questo progetto, dai singoli strumenti a mixaggio, mastering e tutto il resto. Dopo il sorprendente debutto sotto la connazionale Seance Records il misterioso Krvna (di cui non troverete gli estremi anagrafici nemmeno con una ricerca approfondita) si affida alla piccola ma agguerrita label polacca Third Eye Records.
Chi ha ascoltato ed apprezzato Sempinfernus, la prima fatica di Krvna, ricorderà un sound votato al black metal old school uscito pari pari dagli anni ’90, memore in particolare della lezione dei maestri Marduk del periodo Heaven Shall Burn. Queste caratteristiche restano ancora ben distinguibili nel nuovo For Thine Is the Kingdom of the Flesh, ma al feroce mulinare di colpi si affianca una costante volontà di creare un paesaggio evocativo e quasi epico, una ricerca della melodia che si trova raramente in questi lidi estremi e una dinamica quasi unica nel black metal non-sinfonico.
L’intero album consta di sei tracce della durata di sette minuti circa, tutte relativamente simili tra loro: cangianti mini-suite capaci di mutare da momenti acustici a sfuriate in pieno stile black metal passando per occasionali parti che strizzano l’occhio all’heavy classico, nella scia dei maestri Dissection ma con una coerenza e una compattezza che costringono a un ascolto “tecnico” per notare il ricorso ai vari stili. Gli arrangiamenti fanno uso ricorrente delle melodie in tremolo con un gusto talmente catchy da portare l’incauto ascoltatore a… canticchiare le linee principali anche a brano finito. Menzione obbligatoria per la presenza di veri e propri assoli di chitarra, elemento raramente rinvenuto in ambito black. La produzione non è pulitissima e mantiene la patina degli albori del genere pur fornendo il giusto risalto alle singole linee dei vari strumenti.
Come accennato sopra è difficile identificare una canzone migliore tra le sei: tutte sono ricche di momenti di grandiosità sulfurea e malvagia, dalla omonima apertura “For Thine Is the Kingdom of the Flesh” che offre forse i migliori momenti puramente black, alla più cadenzata ed epica “In The Absence Of Gods…” e alla conclusiva “…Death Shall Have No Dominion”, che oltre a completare il sopracitato mid-tempo propone un finale di pura melodia e grandiosa epicità da fare invidia ai Dimmu Borgir più ispirati.
I testi sono particolarmente intelleggibili per il genere, e restano all’incirca nella falsariga del precedente Sempinfernus: una cupa narrazione di vampirismo molto poco aussie ma colmo di suggestioni dell’Europa dell’est, che in alcune interviste di inizio carriera il buon Krvna aveva definite retaggio di famiglia. Senza perdersi in inutili questioni sulla genuinità degli argomenti va comunque notato un livello di scrittura particolarmente alto e una non comune varietà di lessico (un esempio esplicativo: “Satan” viene menzionato solo due volte in tutto il disco).
For Thine Is The Kingdom Of The Flesh si impone fin dal primo ascolto, trascina il pubblico nel suo mondo di potere, malvagità e innominabili patti, colpisce sia per ferocia che per magniloquenza. Un’opera completa e matura per un artista da tenere d’occhio come potenziale pinnacolo per gli estimatori dei succitati Dissection, Sacramentum et similia. Non fatevelo sfuggire.