KVALVAAG – Malum | Aristocrazia Webzine

KVALVAAG – Malum

Gruppo: Kvalvaag
Titolo: Malum
Anno: 2016
Provenienza: Norvegia
Etichetta: Dusktone
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TRACKLIST

  1. De Underjordiske
  2. Feigdefugl
  3. I Mulm Og Moerke
  4. Malum
  5. Volverite
  6. Naar Solen Blekner Bort [cover Troll]
  7. Gandferd
DURATA: 40:28

Forse per caso, forse no, Dusktone sembra dedicarsi a tutti i progetti collaterali nati da varie costole degli Arvas. Dopo aver scritto degli Svartelder, tocca questa volta ai conterranei Kvalvaag. Allacciamo le cinture, si torna alla metà degli anni ’90, all’epoca in cui il black metal esauriva la sua seconda ondata di furia e gelo incontrollati, per iniziare a sperimentare e ibridare e alzare l’asticella di livello tecnico e concettuale. Però fermiamoci lì, proprio in quel momento storico preciso, a quando i Borknagar, i Dødheimsgard e i Covenant facevano black metal melodico e non avevano ancora definitivamente abbandonato la via maestra per le commistioni folkloristiche, sperimentali o industriali di qualsivoglia genere e tipo (e non avevano ancora avuto problemi di Kopyright, perché tanto ancora non li conosceva nessuno).

Kvalvaag, mente dietro all’omonimo progetto — che oggi oltre a lui conta anche un batterista, diversamente da quanto accaduto sul debutto “Noema” — è decisamente innamorato degli anni in cui era poco più che un pischello, perché “Malum” sprizza nostalgia da tutti i pori. E la sprizza bene, nel modo giusto, con devozione, convinzione e umiltà. Nessun fronzolo, nessuna autoindulgenza, niente che non sia un sentito e accorato omaggio agli albori del black metal melodico, tanto da includere una cover nientemeno che dei Troll, la quale ovviamente non sarebbe potuta arrivare che dal debutto “Drep De Kristne”; anzi, come se non bastasse, Nagash stesso è incluso nei ringraziamenti dell’album per l’ispirazione che il Nostro ne ha ricevuto.

L’illustrazione di copertina, ancora, è evidentemente realizzata su commissione, ma si riallaccia in modo chiaro alla tradizione nordica e folkloristica, con un guerriero disperso tra i ghiacci armato di mazza e scudo, e potrebbe essere una via di mezzo tra la copertina del suddetto “Drep De Kristne” e un disco degli Windir, per dirne una. Insomma, blast beat, scream, velocità, ma anche tanta melodia e un ottimo gusto nella scrittura dei brani. «Con vent’anni di ritardo», potrebbe dire qualcuno, tuttavia il metallo ci piace perché è a suo modo conservatore e tradizionalista, e finché la fiamma nera continuerà ad ardere così, non potremo che essere felici e contenti. Ottima prova.