KYTERION – Inferno I
Un disco che ha per concept la Divina Commedia? ‘Nvedi che novità! Il mio primo pensiero riguardo Inferno I è stato questo, lo ammetto: la poca originalità del contesto letterario nel quale si sono calati i nostrani Kyterion mi aveva quasi indispettito; addirittura, dopo aver letto che il cantato sarebbe stato interpretato esclusivamente in linguaggio volgare del XIII secolo, avevo immaginato una pacchianata assurda degna del miglior latino à la Emperor Magus Caligula e invece… sono rimasto positivamente colpito!
Parliamoci chiaro: la premessa fatta rimane, siamo dinanzi a materiale che si muove all’interno di un territorio solcato tantissime volte sia per tema trattato che stampo musicale e che avrebbe facilmente corso il pericolo di demolire l’ascoltatore con tonnellate di noia e già sentito. Al contrario invece dimostra quanto la formazione ci abbia saputo fare, realizzando un buon album (capitolo iniziale della trilogia incentrata sull’opera di Alighieri) di black-death metal, la cui seconda componente viene accentuata o meno nel corso dei brani, dal taglio melodico riconducibile specialmente alla matrice svedese di Dark Funeral e Marduk (sono comunque certo che anche altri nomi vi verranno in mente durante l’ascolto).
Gli ingranaggi sono oliati a dovere e pezzi come “Tra La Perduta Gente”, “Gerione” e “Faticoso Manto” funzionano a dovere. La prestazione del gruppo si mantiene costantemente al di sopra della becera media, sia per quanto riguarda l’ambito vocale, con l’uso del volgare che ben si sposa con l’interpretazione alternata di growl e scream, sia per quello strumentale, al quale forse si sarebbe potuto chiedere un maggior dinamismo in chiave ritmica, oltre alla diligenza e compattezza messe in mostra.
I Kyterion non sorprendono, ma se amate le band citate nel testo Inferno I dovrebbe entrare a far parte dei vostri ascolti in maniera naturale e pertanto ve lo suggerisco caldamente.