LACONIC ZERO – Sun To Death
Immaginate una fanfiction di Super Mario in cui l'idraulico più famoso dei videogiochi appende al chiodo tubi e funghi per fondare una band sperimentale con Luigi e Yoshi: cosa potrebbe mai andare storto? Beh, pare che nell'album di cui sto per parlarvi diverse cose siano andate storte, ma chiariamo fin da subito che è tutto talmente storto da essere perfetto per la nostra webzine.
Laconic Zero è una di quelle realtà da cui ci si aspetta qualcosa di surreale già solo leggendone la descrizione e riesce comunque a superare le aspettative, suonando ancora più assurda del previsto. A oltre dieci anni di distanza dal debutto "Tribeca" e forte delle sue esperienze dal vivo, grazie a cui ha potuto condividere il palco con artisti quali Lightning Bolt e Casiokids, Trond Harald Jensen ritorna con il suo progetto solista con "Sun To Death", disco che si presenta bene fin dal primo impatto, merito dell'ottimo lavoro grafico a cura di Camilla Wang.
L'idea alla base dell'opera è che un basso e un Commodore 64 sono più che sufficienti per fare un casino della madonna e fin da "Evoke Heat" queste intenzioni appaiono ben chiare; d'altronde, anche un computer degli anni Ottanta ha diritto a divertirsi con tempi dispari, accenni di blast beat e ritmiche rubate alle varianti più estreme e frenetiche di Elettronica, Hardcore e Metal. Si passa così dalla psichedelia eterea di "Into The Plasma" a brani da headbanging convulso quali "Gladeflicker" e "Diamond Crash", senza dimenticare l'unione di questi due aspetti in "Inborn Eclipse".
Mentre il Commodore 64 si occupa principalmente della batteria e dei sintetizzatori, le linee di basso vengono affidate in gran parte a uno strumento reale dal suono distorto e metallico. In più di un'occasione vi accorgerete di quanto le parti effettivamente suonate da un essere umano non siano affatto lontane da ciò che solitamente è presente nella musica che da tempo trattiamo su questo sito, solo spogliate di tutto il contesto tradizionale che viene sostituito da una follia totalmente vintage.
In meno di mezz'ora, "Sun To Death" riesce a risultare un ascolto particolarmente difficile per via della sua natura per nulla convenzionale e della frenesia che governa gran parte degli undici brani. Se a un primo ascolto il disco potrebbe suonare come un caos senza né capo né coda, è dopo qualche sessione che ci si rende conto di quanto siano complesse e intricate le composizioni di Laconic Zero, scoprendone di volta in volta qualche nuovo dettaglio. Un piccolo gioiellino probabilmente non apprezzabile da molti, ma che avrà un valore non indifferente per chi ama questo tipo di esperimenti.