Les Chants Du Hasard - Livre Troisième

LES CHANTS DU HASARD – Livre Troisième

Gruppo: Les Chants Du Hasard
Titolo: Livre Troisième
Anno: 2021
Provenienza: Francia
Etichetta: Autoprodotto
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TRACKLIST

  1. Chant I – Le Moine
  2. Chant II – Les Prismes
  3. Chant III – Le Reflet
  4. Chant IV – Salve Regina
  5. Chant V – Les Milliers D’Une Fois
  6. Chant VI – La Comptine
  7. Chant VII – L’Oubli
  8. Chant VIII – Le Repos
DURATA: 44:54

Di Les Chants Du Hasard abbiamo parlato per la prima volta diversi anni fa, quando la bizzarra creatura del solo Hazard faceva il suo debutto sotto l’egida della nostrana I, Voidhanger Records con l’omonimo Les Chants Du Hasard. In quella sede, il mio collega aveva osservato come — al netto dei suoi connotati inusuali e decisamente grotteschi, ma anche di alcune scelte di produzione che lasciavano trasparire eccessivamente la sinteticità delle orchestrazioni — la proposta del progetto francese fosse valida e intrigante, meritevole di approfondimento. Quattro anni e un album (Livre Second, uscito sempre per I, Voidhanger nel 2019) dopo, Hazard decide di volare più in solitaria del solito ed è così che ci si ritrova tra le mani l’autoprodotto Livre Troisième.

A creare ulteriore distacco rispetto ai suoi predecessori ci pensa fin da subito la copertina del terzo atto dell’epopea hasardiana: laddove le precedenti opere si presentavano con una illustrazione del funambolico Jeff Grimal, Livre Troisième ci sbatte in faccia uno scatto in bianco e nero dello stesso Hazard in un contesto che sprizza decadenza da tutti i pori. Lo sguardo torvo e inquisitorio del Nostro lascia posto, all’interno del digipak, a scatti di interni sempre sul labile confine tra modernità e passato; non manca, tra le altre cose, una citazione di Victor Hugo, datata 1828, a rimarcare la ricca personalità e la singolare estetica della creatura francese.

Musicalmente parlando, Livre Troisième continua a viaggiare sui binari tracciati da Les Chants Du Hasard e seguiti dal suo successore, Livre Second. Un muro di epicità romantica di fine Ottocento si innalza dagli otto canti che compongono la scaletta: un’orchestra che, come in passato, si impegna appieno nel ricreare in chiave neoclassica quanto definiremmo comunemente black metal da una trentina d’anni a questa parte. La vicinanza tra la voce operistica di Melitza Torres e Marfa Khovansky, entrambe soprano, e quella acida di Hazard, di Vaerohn dei Pensées Nocturnes e Way To End e dell’ex-Setherial Göran Setitus (attualmente negli Svartghast) genera sensazioni forti all’ascolto. La giustapposizione di toni così diversi si sposa benissimo con la commistione di intenzioni moderne e mezzi tradizionali della band, sottolineandone l’aspetto grottesco che il mio collega aveva già evidenziato nel 2017.

Se dal punto di vista strettamente compositivo non ci troviamo davanti a grossissime differenze, da quello realizzativo invece possiamo dire che Hazard ha fatto dei passi in avanti. Livre Troisième non suona finto né risulta prodotto in maniera poco convincente come poteva esserlo Les Chants Du Hasard: c’è ancora qualche angolo ulteriormente smussabile e di certo il passo in avanti definitivo sarà fatto solamente (se e) quando per la produzione di un album di Les Chants Du Hasard verrà chiamata in causa una vera orchestra, ma la volontà di tenere le redini dell’intera baracca esclusivamente nelle proprie mani fa onore a Hazard. Il nostalgico artista d’Oltralpe, così facendo, continua a restare fedele sia alle modalità di produzione primitive del black metal, pur avendo rimpiazzato il 99% delle sue sonorità tradizionali con strumenti ancora più classici.

Un album così tradizionalista e allo stesso tempo anti-tradizionalista farà storcere il naso ai più, e direi che va decisamente bene così. La proposta firmata Les Chants Du Hasard è e resta per pochi: se sei una persona aperta alle sperimentazioni avanguardistiche, tanto partendo dalla musica classica quanto da quella estrema, probabilmente apprezzerai Livre Troisième; viceversa, il terzo album di Hazard ti sembrerà troppo grottesco anche solo per arrivare a metà scaletta.