LETHVM – Acedia
Ormai diventato una delle tradizioni del Belgio al pari della birra e delle gaufre, l’ambiente del post-metal melmoso e disperato generato in particolare dai leggendari Amenra continua a sfornare una quantità enorme di band e dischi dal putrido sapore sludge. Oggi abbiamo a che fare con la seconda prova di uno dei più attesi nomi emergenti di questa corrente, i Lethvm, nella cui palude ci eravamo già addentrati ai tempi dell’esordio This Fall Shall Cease.
Nel paio d’anni che separano le due uscite, il cantante Vincent Dessard ha anche trovato il tempo di contribuire all’EP d’esordio del progetto post-hardcore Lamirāl, ma soprattutto la band è arrivata sul palco del dunk!festival 2018, uno degli eventi di punta per quanto riguarda la musica post- di qualunque tipo. Non è quindi una sorpresa veder proseguire il sodalizio con la Dunk!records per l’edizione in vinile del secondo album Acedia; la versione che mi trovo a recensire è, però, quella in digipak, che riesce comunque a trasmettere l’angoscia della copertina a opera di Dehn Sora, artista che bazzica parecchio gli ambienti della Church of Ra e non solo (visto recentemente all’opera su Valediction di Gost).
La figura di cristallo è bloccata in un gesto al centro di una stanza in penombra, come colpita all’improvviso dall’accidia del titolo, il non agire che sembra essere l’unica possibilità davanti alla fatica dell’esistenza. Un equilibrio assolutamente fragile, costantemente messo in difficoltà dalla necessità (rappresentata nel disco dalla dea “Ananké”) e dalla minaccia della distruzione richiamata nelle altre facce della custodia. Il disco è caratterizzato da forti tinte doom e mette in atto una sofferta riflessione sulla depressione: i Lethvm tessono una fitta trama sonora sulla quale Dessard incide il proprio contributo con urla che provengono dall’oscurità più profonda (“Grey” è lì pronta a dimostrarlo), urla che però trovano un contraltare nelle sezioni di cantato quasi solenne distribuite nell’arco dell’intero album (“Schisme” ne è l’esempio perfetto) e da momenti di raccoglimento come “Oratio”.
Questa alchimia sonora e atmosferica raggiunge il punto di equilibrio proprio nel brano di chiusura “Acedia”, in cui la matrice doom della band si mescola con le atmosfere post-, accogliendo addirittura l’intermezzo di pianoforte suonato da Alice Janne prima dell’esplosione finale. Con Acedia, i Lethvm hanno imboccato la strada che potrà portarli in futuro a uscire dall’ingombrante cono d’ombra di mostri sacri come gli Amenra, senza per questo rinunciare agli elementi cruciali del proprio sound. Intanto, per non sbagliare, la band sarà ancora una volta al dunk!festival questa primavera.