LICHTBLICK – Abkehr
Originari di Ried im Immkreis, Alta Austria, i Lichtblick arrivano tra le mie mani con il loro secondo album, Abkehr (distacco, allontanamento). Il loro primo lavoro, Phrenesis, non è niente male, soprattutto se consideriamo che si tratta di un’autoproduzione e che questi quattro signori fanno depressive black metal, non il genere più fresco in circolazione e neppure il genere che ti aspetteresti da gente nata in una ridente cittadina ai piedi delle montagne. Fatto sta che A., M., D. e J. sono finiti sotto le lenti delle persone giuste: Abkehr, infatti, viene pubblicato da Immortal Frost Productions.
Tenendo conto che i Lichtblick non inventano niente, quello che fanno lo fanno molto bene. La prima cosa che colpisce, già da “Geäst”, è l’equilibrio perfetto tra le parti unplugged e quelle distorte, che si alternano con una puntualità ai limiti del prevedibile ma senza perdere in efficacia. Un bilanciamento che funziona anche e soprattutto grazie alla voce tormentata di A., che praticamente non cambia mai registro e funge da soluzione di continuità per tutto il disco.
Potrei prendere la lunga “Under The Ice” quale esempio di come i Lichtblick sappiano gestire il tempo, mantenendo un livello di disperazione alto e declinandolo in tutti i modi possibili: chitarre che ora arpeggiano in veste semi-acustica, ora si trasformano in muri di suono, batteria asciutta come un panno steso al sole per giorni ma che ogni tanto prende a correre. “Geister”, in questo senso, gode di una certa schizofrenia, mentre la successiva “I Feel Nothing” rende piena giustizia al titolo con sei minuti di disagio senza orpelli. Su “Amaurosis” i quattro spingono al limite la fase di calma, quasi trascinandosi, per poi esplodere a metà brano con un crescendo che deflagra e si dissolve nella conclusiva “Mental Breakdown”: le distorsioni svaniscono e lasciano spazio a uno stanco lavorio di chitarre che si avvitano su se stesse, insieme alla voce che a tratti ricorda un ululato.
Al netto di tutto questo, non sarebbe stato male stampare i testi sul libretto: in primis per capire la direzione e la dimensione del pessimismo di questi ragazzi, in secundis per riempire un artwork e quindi un layout non proprio indimenticabili.
Abkehr convince, e pur nella sua normalità si attesta come un piacevole (per quanto piacevole possa essere) ascolto. Se apprezzi il depressive black metal più canonico e diretto, i Lichtblick sono ciò che stai cercando.