LOCK UP – Hate Breeds Suffering
I Lock Up sono un supergruppo creato dal bassista Shane Embury (Napalm Death, Brujeria e Venomous Concept). La formazione iniziale del progetto, che diede vita nel 1999 al debutto Pleasures Pave Sewers, vide coinvolti personaggi di primissimo livello della scena estrema: Nicholas Barker alla batteria (Brujeria, Cradle Of Filth e Dimmu Borgir), Peter Tägtgren alla voce (Hypocrisy, Pain ed ex Bloodbath e War nonché titolare degli Abyss Studio) e Jesse Pintado alla chitarra, compagno di avventura di Shane (non solo nei Napalm Death) prematuramente scomparso e che ovviamente verrà sempre ricordato anche come componente fondamentale dei Terrorizer.
A tre anni di distanza dalla prima pubblicazione e dopo l’abbandono di Tägtgren, il posto dietro il microfono venne coperto da Tomas “Tompa” Lindberg (Grotesque, At The Gates, The Crown e The Lurking Fear) e i Lock Up si rimisero in marcia, dando alle stampe il secondo lavoro Hate Breeds Suffering, probabilmente a oggi il loro miglior prodotto. Una legnata di mezz’ora, diretta e priva di compromessi, grind che strizza l’occhiolino al death metal, impastando quanto offertoci da gentaglia come Nausea, Phobia, Assück, Brutal Truth e naturalmente Napalm Death e riversandocelo contro come fosse una motosega impazzita, pronta a squartare indiscriminatamente chiunque o qualunque cosa. Un assalto in velocità snello e violento, nel quale si registrano un paio di sparuti e apprezzabili rallentamenti (“Detestation” e “Slaughterous Ways”), ma che per lo più si scaglia contro l’ascoltatore con irruenza e noncuranza, infilando bordate ferali come “Feeding On The Opiate”, “The Jesus Virus”, “Horns Of Venus” e “Fake Somebody / Real Nobody”.
Hate Breeds Suffering è un album saldamente e affettivamente legato a un preciso modo di interpretare la brutalità degli anni Ottanta e capace di far palpitare il cuore e far scoppiare di gioia le coronarie di chi ama pietrate simili. Del resto, pur con le perplessità che spesso si trascinano i supergruppi, i Lock Up non hanno praticamente mai deluso le aspettative, riuscendo successivamente a confermarsi: dapprima nel 2011 con Necropolis Transparent, che fece registrare il rientro in scena a cinque anni dalla dipartita di Pintado, con l’ingresso alla chitarra di Anton Reisenegger (Pentagram, Criminal, Inner Sanctvm e Brujeria); e poi non molto tempo fa con Demonization, che vanta alla voce Kevin Sharp (Brutal Truth e Venomous Concept).
Se non l’aveste ancora compreso, con questi signori ci si diverte parecchio e vi consiglio di farlo a volume sconsideratamente alto.