LÜÜP – Canticles Of The Holy Scythe | Aristocrazia Webzine

LÜÜP – Canticles Of The Holy Scythe

 
Gruppo: Lüüp
Titolo: Canticles Of The Holy Schythe
Anno: 2017
Provenienza: Grecia
Etichetta: I, Voidhanger Records
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TRACKLIST

  1. Γιατί Είναι Μαύρα τα Βουνά (Why Are The Mountains Black)
  2. 9°=2° (Κόγξ ὀμ Πὰξ)
  3. The Greater Holy Assembly (Ha Idra Rabba Qadisha)
  4. Noctivagus (Apparition Of Death)
  5. Stibium (Triumph Of Death)
  6. Зона (Mors Consolatrix)
DURATA: 36:27
 

Quasi sette anni fa mi innamorai di "Meadow Rituals". Il secondo album del polistrumentista ateniese Stelios Romaliadis era un concentrato (assolutamente inaspettato) di delicatezza, sensibilità mediterranea e racconti di brughiera che mi colpì profondamente. Scoperto il suo approdo su I, Voidhanger, rimasi piacevolmente sorpreso, per non dire quasi sbalordito, vista l'enorme distanza tra la proposta (pur ampia e orientata alla musica weird) che solitamente contraddistingue l'etichetta palermitana e l'operato del Greco, che suona fondamentalmente un elaborato folk da camera.

Una volta iniziato a macinare questo nuovo "Canticles Of The Holy Scythe", però, la sorpresa ha lasciato spazio allo spaesamento, perché i Lüüp hanno cambiato completamente volto, pelle e suono. Della dolcezza minimale che rendeva "Meadow Rituals" così affascinante e insieme accogliente non è rimasto quasi nulla e oggi Romaliadis ci trascina in una serie di componimenti molto più cupi e occulti. Se nei rituali delle radure le presenze oscure erano appena accennate, e non per forza temute, questi cantici della sacra falce sono in tutto e per tutto evocazioni malvagie e disturbanti.

Fiati e archi questa volta non vengono trasportati dalla brezza su e giù dalle colline, ma vengono incastrati in angoli bui, in anfratti soffocanti e claustrofobici in cui non si vorrebbe mai entrare. Per arrivare a un risultato tanto fastidioso e inquietante, Romaliadis si è appoggiato, tra gli altri, a ospiti del calibro di Sakis Tolis e Aldrahn, ed ecco sancita una volta per tutte la fratellanza del disco con il reame black metal.

L'intero percorso dell'album è arricchito da un libretto infarcito di pitture cinquecentesche: strani rituali, scontri con le forze del male e altre immagini dipinte da una serie di autori che nella mia ignoranza non avevo mai sentito nominare (N. L. Peschier, Hieronymus Bosch, Frans Francken II, giusto per citarne qualcuno), ma l'interpretazione del lavoro nella sua totalità è tutt'altro che banale o immediata.

Ne segue che "Canticles Of The Holy Scythe" è un'opera estremamente complessa, che vive costantemente sul filo della pretenziosità. Più articolata e meno intelligibile, ma soprattutto diversissima rispetto alla precedente, rappresenta una vera e propria sfida più che un semplice ascolto.