LUNAR TOMBFIELDS – The Eternal Harvest
Pur essendo l’ennesimo prodotto del lockdown del 2020, rispetto a tanta gente che si è ritrovata un sacco di tempo per le mani e non sapeva cosa farsene, i Lunar Tombfields hanno effettivamente qualcosa da dire. Non a caso, The Eternal Harvest esce per LADLO, che quelle due o tre cose buone negli anni ce le ha fatte sentire.
Anche stavolta l’etichetta francese non sbaglia e va a pescare dal mazzo questo duo di Nantes formato da Äzh, chitarrista e batterista, e M, cantante, chitarrista e bassista. Dalle informazioni a disposizione sembrerebbe esserci poco pedigree per entrambi (qualche esperienza pregressa in gruppi locali di cui quasi nessuno ha per ora raggiunto un vero album di debutto), ma tanta voglia di fare e infatti per i Lunar Tombfields è buona la prima: The Eternal Harvest convince senza riserve, al netto della sua essenza fortemente derivativa.
Il black metal atmosferico dei quattro, lunghi brani proposti dal duo non solo pesca a piene mani dalla scena cascadian, ma è in tutto e per tutto figlio dei primi Wolves In The Throne Room, quelli senza orpelli e senza fronzoli che su Diadem Of 12 Stars urlavano alla luna e alle stelle. Perché proprio alla luna e alle stelle urlano i Lunar Tombfields, e raccontano di antichi dei e di lupi, di tempi remoti in cui l’uomo soffriva e di sogni.
Dopo qualche verso introduttivo cantato da una voce femminile, The Eternal Harvest si presenta in tutta la sua semplicità e schiettezza: black metal a tinte naturalistiche, dritto ed essenziale, ma allo stesso tempo affascinante e ispirato. Lontano dalle dissonanze e dalle complessità concettuali che oggi invadono l’underground, il debutto dei Lunar Tombfields è uno squarcio che riporta indietro a quindici, vent’anni fa. Nessuna sorpresa, nessun errore, soltanto devozione per il black metal atmosferico del nordovest, confezionata senza sbavature.