MADVICE – Under The Burning Sky
Ventinove minuti e cinquantasette secondi. Non serve un secondo di più ai Madvice per affrancarsi da quanto detto e fatto nel 2018 con il loro debutto facendo un passo — piuttosto lungo — in avanti sulla strada del miglioramento. Pur presentandosi anch’esso con una copertina firmata da Roberto Toderico, Under The Burning Sky è una spanna migliore di Everything Comes To An End, ed ecco perché.
Nonostante le registrazioni, mixing e mastering siano stati sempre curati dalle stesse due persone — la chitarrista del progetto toscano, Maddalena Bellini, ha gestito le prime due fasi mentre Davide Barbarulo si è occupato dell’ultima —, la resa finale del secondo album di casa Madvice è nettamente più convincente di quella del suo predecessore. Complici alcune trovate di scuola palesemente At The Gates-iana (su tutte, l’eponima “Under The Burning Sky”), la mistura di death metal tendente ora al melodico ora al thrash si fregia di idee piacevolmente originali. Restano pur chiari i riferimenti del quartetto, che dopo la scena svedese ha nelle sue vene il sangue del death polacco e, seppure in minor quantità, del thrash statunitense.
Mezz’ora quasi nettissima di musica per sole otto tracce rende, a conti fatti, l’ascolto di Under The Burning Sky molto semplice e fluido. A partire dall’apripista “Extinction”, i Nostri partono in quarta a dispensare mazzate, e al netto di qualche rallentamento ben soppesato — su tutti, i due minuti di strumentale in clean di “Quelli Uguali Non Contano” — non sembra esserci soluzione di continuità alla valanga di rabbia di cui si fanno portavoce i Madvice.
Bene gli inni a lucifero (“Doominion”), bene anche quelli ai Grandi Antichi (“Extinction”), ma meglio di tutto le trovate melodiche sparse lungo tutta la scaletta. Ottime le voci extra di Lunaria Wistful — moglie di Asator, la voce dei Madvice — sulla conclusiva “In This Empty Place”, brano che forse riassume e condensa nei suoi sei minuti il meglio delle potenzialità del quartetto. In definitiva, una piccola chicca per gli amanti del melodeath: nulla di rivoluzionario o di sconvolgentemente da avere, ma sicuramente bene per i Madvice che, con Under The Burning Sky, alzano l’asticella della loro produzione.