La Veritas secondo i Maïeutiste

MAÏEUTISTE – Veritas

Gruppo: Maïeutiste
Titolo: Veritas
Anno: 2019
Provenienza: Francia
Etichetta: Les Acteurs De L’Ombre Productions
Contatti: Facebook  Youtube  Bandcamp  Instagram  Spotify
TRACKLIST

  1. Veritas
  2. Infinitus
  3. Suspiramus
  4. Universum
  5. Vocat
  6. Veritas
DURATA: 54:33

Quando alle superiori studiavo filosofia non pensavo che un giorno avrei ripreso il pensiero socratico mettendo sul lettore un disco black metal, e invece grazie ai francesi Maïeutiste posso evitare di aprire il primo volume dell’Abbagnano, per farmi raccontare uno dei massimi filosofi dell’antichità a suon di mazzate.

A quattro anni di distanza dall’album eponimo, il gruppo di Saint-Étienne riprende il discorso musicale e tematico interrottosi su “Death To Socrates” con Veritas, accorciando i tempi e limando la scrittura. Il risultato è un disco innanzitutto più facile da mandare giù, ma anche e soprattutto più coeso e definito; intendiamoci, le divagazioni e i deliri prog-avantgarde non mancano, ma l’impressione è che i Nostri abbiano capito come aggiustare il tiro per colpire nel segno senza carambole. L’apertura mette subito in chiaro che a questo giro i Maïeutiste vogliono picchiare forte e netto, con un paio di riffoni che si stampano in testa e con linee vocali pulite riecheggianti in egual misura Arcturus e Borknagar (a cavallo tra Vortex e Vintersorg).

“Infinitus” comincia riflessiva salvo poi aprirsi alla violenza sonora, con un tessuto ai limiti del math e un testo speculare alla musica: «Combine / Spread around / Gather the unbound»; per districarsi da queste atmosfere labirintiche Keithan e soci mettono insieme un mini ensemble da camera e ci regalano i due minuti settecenteschi di “Suspiramus”. Prendere fiato per buttarsi nuovamente in mezzo ai chitarroni, ai mid-tempo e agli altri schiaffi che fanno di “Universum” e di “Vocat” le tracce più massicce del disco, pur presentando ulteriori incursioni classicheggianti. Il gran finale spetta al secondo movimento della “Veritas” da cui è iniziato tutto e al suo rifferama melodico e d’impatto, che qui, abbastanza singolarmente, sfuma nel silenzio più assoluto dopo appena quattro minuti e mezzo; un silenzio che sembra durare un’eternità, dal quale emerge un vortice di suoni ora armonico ora dissonante che dopo poco si spegne.

Un bel ritorno per i Maïeutiste, che tagliano una nuova gemma di black metal cerebrale azzeccando sia la forma che la misura e che conferma, qualora ce ne fosse davvero bisogno, che la LADLO fa sempre le cose molto sul serio.